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Maggio
2015

Un’antologica di Eugenio Carmi a Palazzo Ducale

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Mostra Eugenio Carmi
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Genova. Palazzo Ducale presenta sino al 17 maggio un’ampia antologica delle opere di Eugenio Carmi, artista nato a Genova, dove ha anche lavorato dal 1956 al 1965 come responsabile dell’immagine per l’industria siderurgica Cornigliano-Italsider, e che durante la sua vita da cosmopolita ha costruito un percorso artistico riconosciuto a livello internazionale.

La mostra, curata da Nicoletta Pallini, raccoglie più di cento opere di tutti i suoi periodi, dalla fine degli anni ’40 al 2013: dipinti su tela, su tavola e su carta, fra “latte litografate”, video, libri illustrati per bambini in collaborazione con Umberto Eco, “segnali immaginari”, fotografie e documenti, permette di mettere a fuoco l’universo creativo, poetico e immaginifico di Carmi, che più che artista e pittore ama definirsi un “fabbricante di immagini”.

L’esposizione, a ingresso gratuito, è ospitata nella Loggia degli Abati ed è aperta da martedì a venerdì 15-19, sabato e domenica 10-19, lunedì chiuso.

Un’occasione per approfondire la sua singolare vicenda artistica a cominciare da alcune opere giovanili della fine degli anni ’40, ancora figurative, per arrivare ai collages informali degli anni ’60 e all’invenzione delle latte litografate e dei suoi cartelli antiinfortunistici, fino a un ritorno alla pittura vera e propria negli anni ’70 scandita dalla scoperta di una “geometria lirica” fatta di figure euclidee, di piani colorati che si intersecano e si inseguono in equilibri inattesi e mai scontati.

Il percorso espositivo che si snoda lungo la Loggia degli Abati inizia con alcune opere dei suoi anni giovanili, due vedute di Genova, il suo autoritratto e quello dell’artista Kiky Vices Vici, sua moglie. Sono dipinti della fine degli anni Quaranta e dei primi Cinquanta e nella composizione, nei toni del colore, nella stessa pennellata, si avverte l’importanza che Felice Casorati, suo maestro, ebbe in quel periodo.

Dagli anni ’50 agli anni ’60 Eugenio Carmi ha vissuto un intenso momento di sperimentazioni: ha lavorato sulla tela, sulla carta ma anche con smalti su acciaio, ha disegnato stoffe e si è misurato molto con la grafica. Il suo quadro Appunti sul nostro tempo del 1959, dove il segno è appena abbozzato su una macchia di colore, fa pensare nella sua essenziale purezza all’arte giapponese, non privo di un’ intensa musicalità. La stessa che si trova in altre opere di quegli anni, come Senza titolo del 1956, Senza titolo del 1963 e Alfabeto dello stesso anno. Musicalità che ritorna nelle sue opere successive, quelle degli anni ’70, quando la sua ricerca pittorica si concentra su una rigorosa astrazione geometrica.

Pochi anni fa, una vera rivelazione per Carmi è la riscoperta della sezione aurea e come dice nella conversazione, introduzione al catalogo della mostra (Skiraeditore), fatta con Nicoletta Pallini: “Il mio interesse a realizzare opere sulla sezione aurea nasce pochi anni fa, mano a mano che aumenta il mio interesse per le regole della natura e che aumentano le mie letture scientifiche sulla presenza nella natura di regole molto precise e funzionali. Già i greci avevano conoscenza del rapporto 1,6… che esiste nella sezione aurea e un esempio dei più famosi è il Partenone”.
Alcune opere su questo tema sono in mostra e in catalogo.
E da allora a oggi la sua ricerca prosegue, dando vita a ulteriori approfondimenti e lasciando aperto uno spiraglio che offre nuove possibilità di indagine sul mistero della natura, della forma e dell’universo.

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