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A Genova, arte pubblica per una riflessione sul tema della prigionia: “Prisoners”

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Genova. Inaugurazione: giovedì 11 maggio ore 18, presso Feellove, Stradone Sant’Agostino, 17.
L’installazione sarà fruibile nell’area compresa tra Stradone Sant’Agostino e il vico Amandorla; dall’11 al 14 Maggio 2017, dalle 18 alle 22.
Infoline: www.iodeposito.org; www.bsidewar.org.

IoDeposito Ong, in collaborazione con il Comune di Genova e l’associazione Riprendiamoci Genova, inaugura giovedì 11 maggio alle ore 18.00 presso il Feellove di Genova “Prisoners”, opera concettuale di arte pubblica dell’artista Joshua Cesa. L’installazione, patrocinata dall’UNESCO, sarà fruibile gratuitamente dall’11 al 14 maggio, lungo i vicoli dell’area compresa tra lo Stradone Sant’Agostino e il vico Amandorla, dalle 18.00 alle 22.00. Per la prima volta a Genova, l’appuntamento sarà inoltre seguito dalla presentazione dei progetti di ricerca internazionali di IoDeposito Ong, con l’approfondimento di lunedì 15 maggio dedicato al volume Essere Corpo – la Prima guerra mondiale tra letteratura e storia presso la Biblioteca Civica Berio alle ore 16.30. Entrambi gli eventi rientrano nell’ambito della terza edizione della rassegna artistica e culturale B#SIDE WAR, ideata e promossa attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali quali mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, conferenze, progetti di ricerca e pubblicazioni.

In un’Europa che cento anni fa si configurava come una grande prigione a cielo aperto, quasi quindici milioni di persone vivevano intrappolate in carceri di guerra inumane. A fianco a loro, altrettanti civili soccombevano tra campi di rifugiati, campi d’evacuazione o tra le propria mura domestiche, prigionieri di una realtà di distruzione e di privazione. Attraverso la sua installazione, l’artista Joshua Cesa coinvolge lo spettatore a esplorare le tematiche legate alla prigionia, permettendo di interfacciarsi con una visione poli-focale della storia tra passato e presente. “Prisoners” nasce infatti dall’esigenza di indagare l’esperienza della prigionia in senso percettivo e, partendo dal vissuto storico della Grande Guerra, innesca una riflessione ‘sensoriale’ e contemporanea sull’idea della reclusione, invariabile implicazione di tutti i conflitti. L’installazione si realizza attraverso una serie di strutture cubiche poste a terra le quali, squadrate e monolitiche, si aprono al dinamismo mostrando l’immagine di numerosi prigionieri che dal loro interno, disperati, cercano l’uscita. Un contenitore che si fa quindi metafora di tutte le reclusioni -non solo quelle dovute alle guerre conclamate ma, anche, a quelle sommesse- in un tempo in cui l’uomo è prigioniero soprattutto di se stesso: inevitabile chiedersi quali siano, allora, i reali confini di una cella. “Prisoners” riesce a farsi vera e propria esperienza artistica, portando in sé due linguaggi apparentemente molto diversi: la fissità e la perfezione della figura geometrica dialoga e si relaziona col movimento disperato e primordiale di chi, nello schermo, sa di non potersi liberare.

Inseriti nello spazio urbano di Genova -in cui il susseguirsi di vicoli e improvvisi scorci di luce è ben interconnesso al polivalente significato dell’opera-, l’imbattersi casuale negli schermi di “Prisoners” induce a riflettere sul paradosso dell’incontro-scontro tra la libertà del passante e la condizione esasperata del prigioniero, fuori da ogni tempo e da ogni luogo, risvegliando così una preziosa -seppur scomoda- memoria storica. I cubi diventano allora contenitore e contenuto e ciascun prigioniero, proprio come ciascun passante, è portatore di una propria storia: ogni prigione è diversa, ogni storia è diversa. Percorrendo le vie della città si incontrano, quasi per caso, questi racconti. «Essere qui è molto importante per la nostra rassegna, il B#SIDE WAR FESTIVAL: Genova si fa essa stessa strumento di riflessione, grazie al dinamico intreccio di culture che caratterizza da sempre, valorizzandola, la storia della città» spiega Emiliano Montermini, responsabile della neo-nata sede genovese di IoDeposito Ong «in un territorio la cui identità è tutt’oggi profondamente legata al proprio vissuto bellico, storico e artistico, la riflessione innescata da “Prisoners” sul dramma dei conflitti offre, sicuramente, un nuovo e multifocale punto di vista».

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