Il vecchio avaro e libidinoso, la servetta furba, il giovane innamorato e il factotum intrigante. Nel “Don Pasquale” di Gaetano Donizetti ci sono tutte le maschere tipiche del teatro comico. E il suo eterno motore: il denaro, attorno a cui ruota l’intero l’intrigo. Ma la novità dell’opera è che i personaggi non sono solo marionette manovrate dal compositore-burattinaio: sono persone dai tratti riconoscibili, individui caratterizzati dai propri comportamenti.
“Don Pasquale” è uno di quei titoli del teatro comico che hanno contribuito a trasformare maschere fisse e stereotipate in esseri umani vivi e contraddittori, dalla personalità non necessariamente nobile (anzi). Questa, probabilmente, la ragione del grande successo della partitura (che la leggenda vuole composta in appena undici giorni) fin dalla prima rappresentazione al Théâtre des Italiens, in anni (1843) in cui il pubblico prediligeva il genere serio.
Nell’allestimento della Scottish Opera che il Carlo Felice propone quest’anno, il team franco-canadese Renaud Doucet (regia) e André Barbe (scene) ha calato l’azione nella frenetica e coloratissima Roma degli anni ’60, una trasposizione temporale (e sociale) che si presta alle gag, agli equivoci e al ritmo da sitcom che anima il “Don Pasquale”.
Direttore d’Orchestra: Alvise Casellati
Regia: Renaud Doucet
Scene: André Barbe
Luci: Guy Simard
Allestimento: Scottish Opera
Personaggi e interpreti principali
Don Pasquale: Kristopher Irmiter / Giovanni Romeo
Ernesto: Juan Francisco Gatell / Matteo Macchioni
Dottor Malatesta: Elia Fabbian / Michele Patti
Norina: Desirée Rancatore / Barbara Bargnesi