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All’Archivolto Ugo Dighero omaggia Dario Fo con Mistero Buffo

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ugo dighero
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Genova. Mistero buffo di Dario Fo è da anni uno dei cavalli di battaglia di Ugo Dighero, che dopo il grande successo della passata stagione lo propone ancora una volta nella sua personale rivisitazione al Teatro dell’Archivolto mercoledì 26 e giovedì 27 ottobre (Sala Mercato ore 21), per inaspettata coincidenza a pochi giorni dalla scomparsa dell’amato autore.

Diplomato al Teatro Stabile, cresciuto con i Broncoviz e l’Archivolto, Ugo Dighero ha iniziato a cimentarsi con questo monologo circa trent’anni fa, ma è stato solo verso la fine degli anni Novanta che ha avuto il piacere di ricevere l’applauso di Dario Fo, che ha assistito a una rappresentazione al Teatro Gustavo Modena. “Quando ho sentito Dario Fo ridere di cuore mi è sembrato di essere un cavaliere che riceve la sua investitura sul campo di battaglia”, ricorda oggi l’attore genovese. E a proposito del testo in sé dice: “Mistero buffo è una Ferrari che può portarti dove vuoi se la sai guidare”.

Nello spettacolo vengono presentati due monologhi, Il primo miracolo di Gesù Bambino e La Parpàja Topola. In essi si fondono comicità trascinante e contenuti forti, senza perdere mai di vista la leggerezza e la poesia tipici dei racconti di Dario Fo. Il ritmo incalzante, l’interpretazione simultanea di tutti i personaggi delle due storie e l’uso del grammelot – il celebre dialetto onomatopeico inventato dal premio Nobel – consentono a Ugo Dighero di mettere in campo tutte le sue capacità attoriali, dando vita a una galoppata teatrale che lascia senza fiato.

Il primo miracolo di Gesù Bambino si ispira al Vangelo Apocrifo Proto Matteo. La Sacra Famiglia fugge in Egitto per evitare la furia di Erode. Arrivato nel paese straniero, Gesù va incontro alle classiche difficoltà di ambientamento, in fondo è un figlio di poveri emigranti che parla in modo incomprensibile…!! Davanti alla cattiveria del bullo del quartiere, il Figlio di Dio ha una reazione imprevedibile, mostrando un lato inedito di inconsueta umanità.

Il secondo monologo, La parpaja topola, riprende la storia da un fabliau del nordest della Francia del 1100 circa. Il protagonista è un giovane pastore, un sempliciotto terrorizzato dalle donne, che divenuto improvvisamente ricco grazie a un’eredità, si ritrova a dovere fronteggiare una serie di aspiranti mogli. Tra tutte sembra avere la meglio una ragazza bellissima, spinta da una madre intrigante e da un prete che ha tutto l’interesse a trovarle un marito di copertura per tenerla come sua amante. Alla fine l’ingenuità del ragazzo commuove la sposa e “il fabulazzo osceno” si trasforma in una favola poetica di grande purezza e di altissima poesia.

Inizio alle 21. Biglietti da 7,50 a 22 euro.

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