La campagna

Covid, la vaccinazione dei 50mila ultrafragili è iniziata ma la maggior parte non ha ancora un appuntamento

I primi sono i pazienti oncologici del Galliera. Toti: "Finiremo entro giugno". C'è però il caso dei malati di fibrosi cistica: "Vogliamo essere vaccinati al Gaslini e subito"

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Genova. E’ già iniziata in Liguria la vaccinazione contro il Covid-19 della categoria degli ultrafragili che comprende persone con patologie croniche e gravi e per cui il contagio potrebbe costituire un pericolo maggiore, se non un fattore letale, rispetto ad altre categorie.

I primi a essere vaccinati sono stati, a partire dal 15 marzo, alcuni pazienti oncologici all’interno dell’ospedale Galliera. Tuttavia, nella complessa galassia degli ultrafragili c’è chi ha già un appuntamento fissato per la somministrazione e chi ancora non ha avuto la tanto attesa chiamata della asl di riferimento. Inoltre restano tutte da definire le tempistiche per familiari e caregiver.

Stiamo parlando di una cifra piuttosto alta: circa 50 mila liguri, oltre a 15 mila disabili gravi (per cui è prevista la somministrazione a domicilio). Quindi 65 mila persone che dovranno ricevere, parallelamente alla conclusione della fase 1 della campagna vaccinale contro il Covid, la loro dose di Pfizer o Moderna. Il farmaco Astrazeneca infatti non ha avuto il via libera del ministero per questa fetta fragile della popolazione.

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha dichiarato che l’obbiettivo è di completare la vaccinazione della platea degli ultrafragili “entro il mese di giugno, spannometricamente anche un pochino prima tenendo conto che entro la fine di maggio avremo concluso la vaccinazione anti-Covid degli over80 e potremmo quindi procedere ancora più speditamente, non ho però delle date precise per la conclusione perché servirebbero le agende delle singole asl”. Gli ultrafragili, che fino all’11 marzo scorso, sembrava rischiassero – per una serie di concause – di “passare” dopo a gran parte delle categorie, sono invece stati indicati come prioritari dallo stesso Ministero della Salute con l’aggiornamento del piano vaccinale.

L’aggiornamento – su cui alcune Regioni avevano già fatto uno scatto in avanti – tenendo conto delle priorità definite, delle indicazioni relative all’utilizzo dei vaccini disponibili e delle esigenze logistico-organizzative, invita i sistemi sanitari territoriali alla vaccinazione contemporanea dei soggetti over 80 e dei soggetti con elevata fragilità e, ove previsto, dei familiari conviventi, caregiver, genitori/tutori/affidatari.

Nella categoria degli ultrafragili rientrano persone con problematiche molto diverse (vedi grafico sotto): malattie più o meno rare, giovani e anziani, persone che vivono in ospedali e centri di cura e altre che conducono un’esistenza senza particolari tutele. Malati di sclerosi multipla, di fibrosi cistica, pazienti oncologici, pazienti che hanno avuto un trapianto, grandi obesi, persone con sindrome di down, colpite da sla o da diabete di tipo 2, infartuati nel corso degli ultimi mesi.

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Questa maxi-categoria non deve prenotare autonomamente il vaccino contro il Covid-19 ma è il medico che ha in cura le singole persone a comunicare alla asl la loro esigenza e la asl di riferimento, a sua volta, dovrebbe rispondere con una data e un luogo per la somministrazione.

Ma se appunto alcuni pazienti oncologici hanno già avuto la possibilità di ricevere il vaccino, come alcuni dei 400 in cura al Galliera, tanti altri hanno avuto appuntamenti piuttosto avanti nel tempo (fine aprile) e ancora di più sono le persone che non hanno ancora avuto alcuna notizia (ad esempio i malati di sclerosi multipla).

Il vulnus non risiede soltanto nei meccanismi di prenotazione delle Asl, ovviamente, ma spesso anche nella poca immediatezza da parte dei medici curanti o delle aziende ospedaliere. Per questo il consiglio, arrivati a questa fase della campagna vaccinale, è di sincerarsi che il proprio medico di riferimento (di base o specialista) abbia fatto scattare l’iter.

C’è poi il caso particolare dei 184 pazienti di fibrosi cistica (di cui 130 liguri) che dovrebbero ricevere al più presto la loro dose di Pfizer o Moderna presso l’ospedale Gaslini. In un’audizione in commissione regionale, nei giorni scorsi, era stato garantito loro dallo stesso presidente e assessore alla Sanità Giovanni Toti che avrebbero avuto come canale di vaccinazione lo stesso ospedale genovese.

“Alcuni fra noi però sono stati contattati dalla asl per una somministrazione a fine aprile in uno degli hub regionali – spiega Alex Piga, malato di fibrosi cistica – per noi la cosa più importante è essere vaccinati dal Covid-19 al più presto, non andare a maggio o giugno, ma è importante anche avere un canale protetto, per non rischiare di essere contagiati da una parte ma anche perché i medici del Gaslini sono quelli che conoscono le nostre storie cliniche e con cui ci sentiremmo più al sicuro anche in caso di effetti collaterali”.

Insomma, la richiesta è quella che i malati di fibrosi cistica possano avere lo stesso trattamento – e le stesse tempistiche – di chi è un paziente oncologico presso il Galliera. “Non sappiamo se i problema sia imputabile ad Alisa o al Gaslini ma ci chiediamo cosa sia cambiato dall’audizione di una settimana fa”.

Infine, non è ancora chiaro quali saranno i tempi per i conviventi/genitori/caregiver/tutori di persone estremamente fragili di età inferiore ai 16 anni e che quindi non si possono vaccinare (non esiste vaccino contro il Covid sperimentato su questa fascia d’età). Questo nonostante Alisa stessa abbia raccomandato di considerare questa categoria a maggiore priorità.

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