Genova. Un corposo emendamento con l’input della Lega (e in parte di Vince Genova) ha cambiato le carte in tavola, oggi, durante la prima seduta di commissione consiliare dedicata alla discussione della delibera della giunta Bucci sulla cosiddetta “riforma dei municipi”. Un emendamento di cui non erano a conoscenza, fino all’ultimo minuto, né i commissari di opposizione, né i presidenti di municipio auditi, né tanto meno i gruppi di Forza Italia e Fratelli d’Italia (ricordiamo che il consigliere di Fdi, Stefano Costa, un mese fa ha rimesso la delega assegnata dal sindaco proprio sul tema del decentramento)
Ad ogni modo, il contenuto dell’emendamento è presto riassunto: l’erogazione dei servizi sociali a rilevanza sanitaria e la gestione dei beni immobili del Comune a fini sociali restano una competenza dei municipi. Gli unici ruoli che vengono tolti ai “parlamentini” sono i servizi scolastici tra gli 0 e i 6 anni e le pratiche edilizie senza richiesta di concessione, temi che già, di fatto, non erano espletati.
Come noto, la riforma dei municipi ha scaldato queste ultime settimane facendo alzare gli scudi sì all’opposizione (la maggior parte dei municipi è retta da governi di centrosinistra o dal M5s) ma anche ai sindacati e al terzo settore – preoccupati da un indebolimento degli enti decentrati.
Il dietrofront su servizi sociali e spazi è stato accolto positivamente dai presidenti di municipio auditi oggi (la seduta era in streaming) i quali, però, hanno chiesto di poter usufruire di tutti i 20 giorni previsti dal regolamento per esprimere un parere sulla modifica.
Perplessità sul modus operandi da parte dell’opposizione. Alessandro Terrile e Cristina Lodi (Pd) hanno chiesto di avere il tempo necessario a studiare il testo emendato, tanto più che “il ripensamento su due terzi della riforma non è arrivato in seguito a un confronto con tutte le forze politiche”. L’assessore Rosso ha affermato di aver parlato con chiunque abbia chiesto un colloquio e continuerà a farlo.
Durante la commissione, l’assessore ha sottolineato anche come l’emendamento ribadisca “la funzione politica dei municipi stessi”. C’è però un altro aspetto, quello del budget stanziato ai municipi. In base alla riforma “le risorse finanziarie per l’espletamento delle funzioni esercitate dai municipi saranno definiti dalla giunta sentendo i presidenti”, inoltre, si legge nel testo “a questo scopo è assegnata una struttura organizzativa facente capo a un dirigente”. Luca Pirondini, capogruppo del Movimento 5 Stelle, ha parlato di “farsa, di piano voluto non da un sindaco ma da un re sultano, visto che i soldi a disposizione saranno definiti dalla giunta e dai dirigenti e quindi dall’organo centrale”. Ed è su questo che la battaglia – o la discussione – politica è appena iniziata.