Genova. Uno spazio pubblico in Bassa Valbisagno, probabilmente un’area verde, che fissi per sempre nella memoria dei genovesi la data del 4 novembre 2011. A nove anni da quel giorno è questa la richiesta che i familiari delle sei vittime dell’alluvione del Fereggiano hanno avanzato al sindaco Bucci e al presidente del Municipio Massimo Ferrante. Ed entrambi hanno già dato una risposta positiva.
Stamattina a Marassi si è tenuta l’ormai tradizionale cerimonia di commemorazione nei pressi della targa che riporta i nomi di chi è stato travolto dal fango: Shpresa Djala con le piccole Gioia e Janissa, Evelina Pietranera, Serena Costa, Angela Chiaramonte. Un rito dovuto, che nemmeno il coronavirus è riuscito a cancellare Come tutti gli anni c’erano i loro parenti e i rappresentanti delle istituzioni: Bucci, Ferrante e il governatore Toti.
Oltre alle corone di fiori è comparsa una lettera con un disegno scritta dalle cuginette di Gioia e Janissa. “So che siete in cielo, mi mancate tanto. Vi volevo bene, vi voglio bene e vi vorrò bene per sempre”, si legge in italiano e in albanese. “Il dolore rimane sempre anche se gli anni passano – racconta Andrea Djala, zio delle due bimbe morte nove anni fa -. Per noi non è cambiato nulla, siamo stati e siamo ancora una famiglia unita. Il vuoto rimane e rimarrà, anche se il tempo migliora le cose”.
Ma col tempo rischia di affievolirsi la memoria. E così ecco che i parenti delle vittime hanno chiesto di ricordare quella giornata tragica attraverso l’intitolazione di un luogo. “Ci stiamo ragionando con le famiglie e col sindaco – conferma Ferrante -. È un desiderio delle famiglie, vedremo di portarlo avanti con un luogo che sia estremamente significativo”. Anche Bucci è d’accordo: “Ci sono proposte operative, ci confronteremo con gli uffici. Faremo l’intitolazione ufficiale di un’area della città”. Quale sarà lo spazio non è ancora deciso. Di sicuro sarà all’interno del municipio Bassa Valbisagno e un’ipotesi riguarda i nuovi giardini che verranno creati con la riqualificazione dell’ex mercato di corso Sardegna.
L’altro modo di onorare le vittime è agire perché non ce ne siano altre. “Quello che è successo qui nove anni fa non potrà più succedere perché lo scolmatore del Fereggiano è funzionante – ricorda Ferrante – ma ciò non vuol dire che la città sia sicura. La zona alla foce del Bisagno è ancora estremamente pericolosa. Non si possono cancellare trent’anni di rallentamenti, quello che è stato fatto e il minimo di quello che bisognava fare”. E poi, ricorda Bucci, “non dimentichiamo i piccoli rii. Stiamo lavorando con progetti finanziati dal Comune, sembrano meno importanti perché sono piccole somme ma sono molto importanti dal punto di vista strategico”.
Il capitolo giustizia è chiuso dopo il patteggiamento a 3 anni da parte dell’ex sindaca Marta Vincenzi che comunque è riuscita a evitare il carcere. “Ma c’è una responsabilità della politica in generale di avere per tanto tempo sottovalutato e sottostimato un’emergenza del paese che ha causato tanto dolore – commenta il presidente Toti -. Sui singoli processi ci sarebbe molto da dire. Ricondurre a un’individuale responsabilità penale una disattenzione collettiva della politica per un problema così grave credo sia semplicistico e arbitrario”.
In Borgo Incrociati è stata posta un’altra corona per ricordare anche Antonio Campanella, l’infermiere in pensione dell’ospedale San Martino morto annegato nel tunnel di via Canevari la sera del 9 ottobre 2014 a causa dell’esondazione del Bisagno.