E adesso?

Liguria in zona gialla, il ministero della Salute: “Valutazioni su trend e su dati di settimane fa”

Il direttore generale Rezza: "Il sistema non è rigido, c'è possibilità di creare zone rosse in regioni non rosse" mentre l'Istituto superiore di Sanità evidenzia il problema della comunicazione dei dati

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Genova. Sono due le notizie relative al tema ”Liguria – zona gialla” emerse dalla complessa conferenza stampa del ministero della Salute che si è tenuto in streaming questo pomeriggio e il cui obbiettivo era spiegare il meccanismo dei 21 indicatori e quindi i motivi che hanno portato all’ordinanza del 4 novembre. La prima notizia è che, come si era già in parte capito nelle ultime ore, le definizioni dei colori non sono state stabilite sugli ultimi dati puntuali ma in parte su quelli di due settimane fa e in parte sul trend precedente.

La seconda notizia è che la Liguria ha oggi un punteggio non buono – “in rosso” – per quanto riguarda la capacità di monitoraggio e quindi di comunicazione dei dati stessi. Più precisamente, la Liguria rispetto a determinati parametri ha un punteggio di 49,4 (contro ad esempio il 64,7 della Lombardia, il 100 dell’Emilia Romagna, il 93 della Toscana, il 19,2 della Valle d’Aosta che è finita in zona rossa praticamente per questo motivo).

Le informazioni sono state fornite alla stampa in circa un’ora e mezza di incontro dal presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e dal direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza. Che hanno subito sgomberato il campo da possibili equivoci in merito alla questione dei dati. “Escludiamo assolutamente che ci sia del dolo nella mancanza di comunicazione dei dati” ha detto Rezza. “Il problema – ha aggiunto Brusaferro – è che abbiamo tutti visto la curva crescere rapidamente e raddoppiare di settimana in settimana, bene questo ha messo in difficoltà il sistema di tracciamento”, e ancora, ”Dove l’infezione corre il carico di lavoro può comportare dei ritardi”.

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L’aggiornamento dei nuovi dati avverrà nelle prossime ore – hanno chiarito dall’Iis e dal ministero – ricordando che, “il percorso è condiviso e vede attori le Regioni, il Cts e il ministero” e che “nella valutazione delle zone non ci sono solo indicatori basati sui dati e sugli effetti ma anche di processo, per esempio sulla capacità di resilienza dei sistemi”. L’insieme di tutti questi indicatori viene elaborato da un algoritmo che rende il livello di rischio, e per ogni livello di rischio si definiscono anche gli interventi possibili.

“La prossima cabina di monitoraggio sarà entro la fine di questa settimana e ci potranno essere delle variazioni”, ha spiegato ancora direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza che aggiunge: “Il sistema non è rigido, ad esempio la possibilità di fare zone rosse all’interno di regioni non rosse c’è comunque, quindi le regioni con ordinanze proprie o chiedendo al cts attraverso il ministero, possono instaurare zone rosse a livello locale come all’interno di un comune, attorno a un rsa, o un palazzo occupato, sono zone molto ristrette geograficamente e nel tempo, non più di un paio di settimane”.

“Oggi i casi nuovi di contagio da coronavirus in Italia sono 34.505, non un buon segnale, anche se i tamponi sono stati quasi 220mila (219.884). I morti sono 445″, ha concluso Rezza.

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