Tensione

Ex Ilva di Cornigliano, Arcelor Mittal licenzia tre operai. La Fiom: “Atto gravissimo”

Lettera di licenziamento per l'utilizzo 'improprio' di una sala aziendale adibita a refettorio, altri licenziati per le offese sui social al direttore

Manifestazione Arcelor Mittal 18 maggio

Genova. Tre operai di Arcelor Mittal sono stati licenziati dall’azienda dopo l’esposto che la stessa azienda ha presentato in Procura per l’utilizzo a suo dire improprio di una sala adibita a refettorio di cui gli operai avevano le chiavi. E una quarta lettera di licenziamento sarebbe in arrivo in queste ore.

Il direttore dello stabilimento aveva chiamato addirittura la Digos che aveva fatto un sopralluogo nella sala dove sono stati trovati, una piastra elettrica, un forno a microonde, una tv, un pc, una stufa elettrica e altri oggetti che fanno pensare venisse usata come stanza relax. Secondo quanto rilevato dagli investigatori diretti da Riccardo Perisi, tuttavia, il materiale ritrovato (c’erano anche tre bossoli di carabina e alcune bottiglie di gasolio) non faceva ipotizzare neppur lontanamente ipotesi di eversione o terrorismo.

L’azienda quindi ha deciso di contestare agli operai il furto, anche se gli oggetti, tutti molto vecchi, non sono mai usciti dall’azienda e sono stati raccolti negli anni per ‘arredare’ una stanza che fungeva da appoggio all’officina di pronto intervento, soprattutto nei turni di notte.

“L’accusa per alcuni è di aver sottratto materiale all’azienda – spiega il segretario della Fiom genovese Bruno Manganaro – materiale obsoleto che era e rimane ancora nei locali aziendali – e per altri di aver commentato su un gruppo privato di whatsapp queste operazioni “offendendo” il direttore“.

“Una provocazione vergognosa che evidentemente cerca di nascondere le colpe di Mittal – denuncia Manganaro – che non ha investito un centesimo negli impianti, che non fa manutenzione e non mette in sicurezza il lavoro, che non paga gli affitti degli stabilimenti allo Stato, che non paga i fornitori, che non rispetta l’accordo del 2018 annunciando 5000 esuberi, che non rispetta neanche una gara internazionale”.

Per la Fiom si tratta un “provvedimento del tutto sproporzionato che ha il solo scopo di alzare la tensione in uno stabilimento che probabilmente a Mittal non interessa nemmeno più” dice Manganaro.

“Mittal cerca di nascondere le sue reali intenzioni, non vuole produrre acciaio ma eliminare un concorrente e molto probabilmente non è interessata allo stabilimento di Genova Cornigliano” aggiunge.

“Un gruppo dirigente che usa metodi da Corea del Nord provocando e cercando di alzare la tensione – dice ancora il segretario della Fiom – il Governo si sta rendendo complice di tutto questo, tratta senza imporre nessun vincolo alla Mittal e permette licenziamenti a Taranto e a Genova.
Noi non ci stiamo e lotteremo con determinazione contro questi licenziamenti e contro l’arroganza di questa azienda”

Lunedì mattina l’rsu ha fissato un’assemblea in fabbrica, nel piazzale davanti alla portineria per decidere il da farsi.

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