Sotto pressione

Coronavirus, il Villa Scassi torna in affanno: boom di ambulanze e rianimazione al completo

Sampierdarena nell'occhio del ciclone, tre "zone calde" sullo stesso ospedale. La direttrice Morelli: "I pazienti stanno cambiando"

Ambulanza giorno pronto soccorso Villa scassi generica
Foto d'archivio

Genova. “Oggi siamo come a marzo. Una quarantina di accessi, rianimazione piena, le bombole d’ossigeno sono quasi finite. E il personale è largamente insufficiente”. Sabato scorso ci arriva questo messaggio da un medico che lavora al pronto soccorso dell’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena. Lui è uno di quelli che sette mesi fa, mantenendo l’anonimato, ci raccontava ciò che accadeva in quei reparti, nel momento più drammatico della pandemia e dalla struttura genovese che più di tutte ha vissuto l’inferno della prima ondata.

Un incubo che adesso sta tornando all’orizzonte. “Nel weekend non siamo stati risparmiati. Addirittura sabato abbiamo ricevuto il 50% delle ambulanze rispetto a tutti gli ospedali cittadini”. A fornire un’idea del boom di accessi in questi giorni è Pamela Morelli, la direttrice medica del Villa Scassi. Che mette subito in chiaro: “Non siamo ai livelli di marzo. Le bombole ci sono, i presidi ci sono, l’approvvigionamento è costante anche se abbiamo avuto momenti di difficoltà”.

Ma riconosce che la tendenza è preoccupante: “L’impressione palpabile è che i casi stiano aumentando. Stiamo tornando a vedere pazienti con necessità assistenziali più alte rispetto a metà settembre. Prima erano soprattutto giovani paucisintomatici, ora la situazione sta cambiando. L’età media è più elevata, ma non come la scorsa primavera“. Domenica pomeriggio erano 12 i pazienti che necessitavano di assistenza ventilatoria (l’ormai noto casco) su una cinquantina in osservazione breve intensiva.

Come se non bastasse, oggi il Villa Scassi si trova proprio nell’occhio del ciclone. Mentre il centro storico – che resta l’area con la più alta incidenza di casi a Genova – si appoggia perlopiù al Galliera, le altre “zone rosse” (Sampierdarena, Cornigliano, Certosa-Rivarolo) gravitano tutte sull’unico ospedale Covid del Ponente, considerato che il Micone, il Gallino e l’Evangelico per ora sono riservati ad altre patologie. “Di certo siamo in una situazione poco favorevole dal punto di vista epidemico e questo non ci aiuta. È palese che tutta la pressione sia su di noi”, spiega Morelli.

Le contromisure sono state appena prese. Da oggi anche a Sampierdarena è scattata la fase 3 del piano incrementale di Alisa che prevede l’attivazione di 40 nuovi posti letto per un totale di 74 riservati ai pazienti Covid in terapia di media intensità. Ma i posti in rianimazione sono già esauriti. “Ne abbiamo 8 e da ieri sono tutti pieni”, conferma Morelli. “Non possiamo dire che ci sia un turnover molto elevato – spiega la direttrice – ma i trasferimenti per ora continuano a un livello accettabile”. Con l’attivazione della fase 4 verrebbero creati altri 150 posti letto al Villa Scassi, e tornerebbe a disposizione anche l’Evangelico.

Nel momento in cui scriviamo, al pronto soccorso del Villa Scassi ci sono 93 pazienti in osservazione breve intensiva. “Ieri i pazienti Covid erano esattamente la metà su un totale di 80 persone – continua Morelli – oggi siamo circa al 55%. I nuovi posti letto che attiviamo entro oggi ci consentono però di decongestionare in modo significativo”. Una pressione molto superiore a quella degli altri ospedali, imputabile soprattutto al fattore geografico: al San Martino sono 11, al Galliera 15 (cifre che comprendono anche i pazienti non-Covid). Dal bollettino di ieri risultavano 129 ricoverati al San Martino, 84 al Villa Scassi e 64 al Galliera.

A una situazione potenzialmente esplosiva si aggiungono adesso le carenze di personale. Al momento, secondo le nostre fonti interne al pronto soccorso, è previsto un solo medico al pronto soccorso per il turno di notte (sia accettazione sia osservazione breve intensiva), mentre di giorno sono tre di cui uno in osservazione breve intensiva. Durante la primavera la notte era coperta da cinque persone, tre solo per l’area Covid. “Non è così – replica la direttrice Morelli – e stiamo comunque attivando procedure di assunzione del personale”.

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