Genova. Giardini pubblici chiusi per coronavirus. Anzi no. La polemica scoppia in Bassa Valbisagno, dove il presidente del municipio Massimo Ferrante, dopo numerose chiamate di cittadini allarmati, aveva deciso di impedire l’accesso agli spazi verdi sotto la sua diretta gestione, quelli sotto i 3mila metri quadrati, dove nonostante tutte le raccomandazioni continuavano a stare anziani e bambini. Dopo qualche ora la chiamata da Tursi: riaprire subito i cancelli. E così è stato.
“È da giorni che i residenti mi chiamano perché nei nostri giardini, che sono molto piccoli, c’è pieno di nonni coi bambini che giocano. Il problema è che i giochi non sono igienizzati e quelle aree sono soggette ad affollamento”. Da qui la decisione di sospendere l’accesso al pubblico per le aree di competenza municipale: Camaldoli, Lamboglia, Ex Onpi, Biscione, solo per fare qualche esempio. “Anche perché – continua Ferrante – quegli spazi vengono gestiti dai volontari, che sono spesso anziani, e non sono forniti di dispositivi di protezione. Quindi non ci sembrava affatto sicuro tenere aperto”.
Intanto Ferrante cerca l’assessore Piciocchi al telefono per chiedere lumi. “Gli ho inviato anche un messaggio, ma non ho mai avuto risposta”, asserisce il presidente del municipio. Poi, a distanza di un paio d’ore, la chiamata alla dirigente del municipio dal segretario generale del Comune di Genova: “Il sindaco ha dato ordine di riaprire”. E all’obiezione che non sarebbe saggio mandare anziani a chiudere i cancelli “è stato risposto che, se non lo faranno i volontari, lo farà la polizia locale”.
Così ora grandi e piccini sono di nuovo liberi di frequentare i giardinetti. Il decreto non vieta di tenere aperte le aree verdi e nemmeno di frequentarle, purché si rispettino le distanze di sicurezza. Diversi cittadini, però, avrebbero preferito una precauzione maggiore. Il Comune ha scelto diversamente. “Mi sento un po’ commissariato”, protesta Ferrante in chiusura.
Con una nota diffusa in serata il Comune ribadisce che “i parchi e i giardini pubblici della città sono regolarmente aperti. Non ci sono infatti disposizioni contenute nei Dpcm emanati dal Governo che invitano o obbligano alla chiusura di queste strutture. La chiusura può eventualmente essere decisa con ordinanza del sindaco per motivi contingibili ed urgenti, come nel caso di allerta meteo o avviso per vento di burrasca. Restano naturalmente valide tutte le prescrizioni per impedire il diffondersi del contagio: evitare assembramenti e mantenere la distanza di almeno un metro tra una persona e l’altra”.