Genova. Paratie in mezzo al canale, attrezzi e macchine da lavoro nell’acqua, bombole e materiale ancora fasciato. Così appare ai cittadini il cantiere di via Fereggiano che dal 2015 sta costruendo l’opera di presa dello scolmatore del torrente omonimo. E che per molti non è ancora rassicurante.
Non manca, infatti, l’ansia da parte di chi abita quella parte di città, che vede ancora, dopo tanto tempo, lavori non ultimati, nonostante i titoli sui giornali. Siamo andati a fare un piccolo sopralluogo, raccogliendo qualche immagine: il cantiere è tutt’altro che finito, e sono molti gli oggetti “lasciati lì”, nonostante l’ennesimo autunno abbia fatto capolino, con le prime allerte stagionali.
“L’opera dello scolmatore è però operativa – precisa deciso il presidente del Municipio III Val Bisagno Massimo Ferrante – quello che mancano sono sicuramente delle rifiniture, ma la captazione è funzionante e terminata, così come lo galleria che porta fino a corso Italia”.
Non tutto, però, è compiuto per la messa in sicurezza del bacino del Fereggiano: se da un lato non è ancora stato calendarizzato il collaudo “per il quale stiamo aspettando il lungo iter burocratico”, a monte non sono state costruite per il momento le “briglie”, con relative vasche, capaci di fermare gli eventuali detriti trasportati dal rio Molinetto e il rio Finocchiara, che, in questo modo, potrebbero inficiare, almeno in parte, il funzionamento dell’opera da 45 milioni di euro.
Un intervento non compreso nel progetto dello scolmatore, ma richiesto più volte da Ferrante stesso, che non nasconde l’arrabbiatura: “Le vasche servono per raccogliere e fermare i detriti, che potrebbero creare qualche problema intasando le prese – sottolinea e, tornando sui lavori ancora in corso commenta – la chiusura del cantiere liberebbe degli spazi fondamentali per la zona e i residenti: più volte ho sollecitato la ditta che si sta occupando dei cantieri a velocizzare la fase delle rifiniture, i cittadini hanno ragione”.
Nel frattempo, da giugno scorso si sta scavando la galleria di presa per intercettare il rio Rovare: un’opera finanziata nel 2017 con 10 milioni di euro, che dovrebbe fare il paio con la “captazione” del rio Noce, opera però al momento non ancora finanziata.
Il problema è che un nuovo autunno è arrivato, e se anche l’occhio vuole la sua parte, diciamo che è comprensibile qualche diffidenza: a rincarare la dose anche l’aspetto de sito web dedicato all’opera, pensato per informare in tempo reale sull’andamento dei lavori, ma che sembra non essere aggiornato da mesi, forse anni. Un senso, quindi, di lassismo, a cui purtroppo i genovesi sono stati abituati per molto tempo. Troppo.
Mentre stiamo fotografando il cantiere, un signore ci fa notare che poco più a valle una piccola impalcatura attraversa il greto del torrente: un’opera di piccolo conto, che non centra nulla con lo scolmatore, e che sarebbe spazzata via senza problemi dal Fereggiano che purtroppo conosciamo, ma che restituisce ancora una volta il senso di precarietà che vive una popolazione che, ancora una volta, passerà una notte sicuramente non traquilla.