La polemica

“La zona arancione? E’ solo parte di via Porro e via Campi”. Il presidente degli sfollati fa arrabbiare commercianti e abitanti della Valpolcevera

Il comitato zona arancione Ponte Morandi: "Dovrebbe chiedere scusa, centinaia di cittadini e aziende hanno subito danni"

torrente sturla vegetazione e vipera

Genova. “Oltre alla zona rossa c’è una zona arancione, che non arriva per me a Sant’Olcese o a Pontedecimo, me ne scusino, ma è la zona limitrofa a ponte Morandi. Per noi è via Porro per la parte non sfollata e una parte di via Campi. Diffidiamo anche di qualche pagina Facebook che si fa chiamare ‘comitato zona arancione Ponte Morandi’ dove chi l’ha creata fa appello a gente di Sestri, Bolzaneto e Pontedecimo. Secondo me è un logo farlocco perché possono utilizzare la locuzione ponte Morandi solo gli abitanti che ci vivono sotto”. Le parole del presidente del comitato degli sfollati Franco Ravera, pronunciate sabato pomeriggio al teatro della Gioventù durante l’incontro con il sindacato Bucci hanno lasciato sgomento più di un abitante o un commerciante della Valpolcevera che di danni e disagi dopo ilcrollo del ponte Morandi ne ha subiti e continua a subirne parecchi.

A rispondere a Ravera è stato il comitato zona arancione Ponte Morandi, direttamente chiamato in causa perché avrebbe utilizzato un logo ‘farlocco’: “La zona arancione non si disegna con un compasso negli uffici comunali o regionali – scrive il comitato postando il video incriminato – è un disegno inevitabilmente complesso che ha confini labili ma il volto di una città intera che non deve essere divisa e non deve avallare meccanismi che generano invidia e sofferenza”.

Ma dai commenti e dagli umori emerge che quelle parole hanno generato parecchio malumore: “Abbiamo proposto a Ravera di venire a incontrarci – spiega Massimiliano Braibanti, presidente del comitato che meno di due mesi ha raccolto 350 adesioni – ma io credo anche che Ravera in questo momento ci debba delle scuse, perché nessuno mette in discussione i diritti degli sfollati, ma lui non doveva dire quello che ha detto. Qui ci sono piccole aziende che hanno subito cali di fatturato, ci sono persone che arrivano in ritardo dal lavoro e devono pagare magari due ore al giorno di baby sitter, che non sarà molto ma non tutti possono permetterselo”.

Braibanti, che ha un centro estetico a Certosa, ha deciso di costituire un comitato “che si occupasse della nostra situazione, di cui nessuno parlava” spiega. “Attraverso i nostri legali abbiamo mandato una lettera ad Autostrade che da lì ha cominciato ad arrivare i risarcimenti per le piccole aziende. Non grosse cifre, ma intanto una boccata di ossigeno l’hanno data. In tutto fino ad oggi sono 370 le aziende risarcite con cifre comprese tra 3 e 12 mila euro. Noi abbiamo fatto un po’ il giro dei quartieri dicendo ai negozianti e ai cittadini che hanno diritto ad essere risarciti, invitandoli come primo passaggio a recarsi all’info point che è rimasto attivo fino a oggi alle scuole Caffaro”.

Per il presidente del comitato zona arancione “in questo senso certamente Autostrade si è comportato correttamente. Lo farà anche nel suo interesse, ma non si può negare che siano stati rapidi”. Il prossimo passaggio del comitato è quello di raccogliere tutte le querele dei singoli per instaurare altrettante cause davanti al Tribunale. Ad occuparsene per conto del comitato presideduto da Braibandi saranno gli studi legali Caruso, Delfino e Mortara, sempre che Autostrade non decida di procedere ai risarcimenti proprio per evitare di far fronte a centinaia di micro-processi.

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