Genova. E’ stata Marianna Amatore, 34 anni, cittadina della Valpolcevera a farsi portavoce, durante l’incontro in Regione con il presidente Giovanni Toti e il sindaco Marco Bucci, delle problematiche della vallata, isolata dal resto della città per via del crollo di ponte Morandi. Strade, sanità, lavoro: la giovane donna ha presentato, riassumendole, le stesse problematiche espresse dai manifestanti, questa mattina, in corteo, nella prima azione di protesta vera e propria dal 14 agosto a oggi.
“Se tra un mese non avremo risposte, allora sì che bloccheremo la città”, hanno affermato, negli stessi istanti, alcuni manifestanti al termine del corteo, pacifico, tra Caricamento e il palazzo della Regione.
Marianna Amatore, portavoce della protesta dinnanzi alle istituzioni, ha sottolineato la grande difficoltà in cui si trovano imprese e residenti, “Non possiamo pensare che le aziende – ha ricordato la giovane donna – debbano scegliere tra chiusura e delocalizzazione, il decreto non prevede cassa integrazione in deroga, o abbiamo sbagliato?”. “Ma guardiamo anche al futuro – continua Marianna – la nostra valle è stata progettata con tante mancanze, speriamo di avere certezze su prolungamento della metropolitana e del parcheggio di interscambio a Brin”.
“Gli sfollati sono la nostra priorità numero uno, il nostro obbiettivo è farli tornare nelle loro case al più presto per recuperare i loro oggetti personali, ma la nostra attenzione è per tutta la Valpolcevera”. Il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione Marco Bucci, al termine dell’incontro. “Faremo tutto quello che serve – afferma – per ristabilire la congiunzione del tessuto urbano tra quei quartieri e Genova e poi cercheremo di rivedere lo sviluppo progettuale di quelle aree, anche da un punto di vista sociale, trasporti, strutture per lo sport e la socialità, come la Valpolcevera merita”. Anche il presidente della Regione Liguria e commissario per l’emergenza, ha affermato: “Quella zona della città per noi è strategica”.
Il Comune di Genova è intenzionato a velocizzare la riapertura di via 30 giugno, la strada di sponda destra sul torrente Polcevera e che potrebbe migliorare il collegamento tra la vallata e il centro. “Visto che per la riapertura completa ci sarebbe un capannone da abbattere, che si trova proprio sotto uno dei piloni del ponte ed è quindi parte delle macerie che devono essere analizzate dai pm, abbiamo avanzato una nuova richiesta alla procura affinché ci consenta di aprire almeno una porzione di strada”, ha detto Bucci. Il sindaco ha dichiarato anche che è allo studio un by-pass che consenta di superare l’ostacolo della chiusura di via Walter Fillak, ma che si tratta di un progetto solo abbozzato. “Avremo bisogno di tempi più lunghi per via Perlasca e corso Perrone”, ha concluso.
“Tra un paio di giorni completeremo anche la seconda fase dei monitoraggi con i sensori installati sui monconi di ponte Morandi, auspichiamo che arrivino notizie positive sia per la riapertura delle strade sia per quanto riguarda il rientro degli sfollati nelle loro case”, ha aggiunto Giovanni Toti.
“Molte delle aspettative che avevamo sono rimaste deluse ma più che per la cattiva volontà si è percepita una forma di impotenza rispetto a quello che è il divenire della situazione, sia nei confronti dei tempi della giustizia, delle procedure e delle condizioni di dissequestro”. Cosi Gianluca Briata, uno dei partecipanti all’incontro con i commissari Bucci e Toti commenta l’incontro appena terminato in cui gli abitanti della Valpolcevera hanno chiesto risposte e tempi certi in particolare sulla riapertura delle strade.
“Da lì deriva tutto – aggiunge Emilio Rizzo – perché aprire le strade significa consentire alla gente di andare a lavorare, raggiungere i pronto soccorsi e anche tornare ad avere una vita sociale”. “Ci resta la speranza che chi ci amministra localmente possa fare modificare questo decreto, dall’altro se possa possibile fare pressione, visto che c’è una comunità di 100 mila persone che vive imprigionata, nei confronti dei tempi giustizia”.
Rispetto a via 30 giugno spiegano i rappresentanti della delegazione “Ci è stato detto che il gip ha sollevato un problema per la presenza di un moncone di ponte che per 80 centimetri grava su un capannone. Quindi adesso è allo studio della pubblica amministrazione il fatto di poter restringere le corsie con un semaforo che si attiva nel caso i sensori dessero dei valori di rischio. Il sindaco conta di risolvere questa situazione questa settimana ma non lo sappiano anche perché anche questo dovrà essere concordato con la magistratura”.