Genova. A cinquanta giorni dal crollo di Ponte Morandi, il nome del commissario a cui sarà affidata la ricostruzione è ancora incerto: le segreterie e gli uffici di partiti e istituzioni, tra Roma e piazza De Ferrari sono in fibrillazione, ma la “poltrona” più scottante dell’anno è ancora vuota, soprattutto dopo il calo delle quotazioni di Claudio Gemme. E visto che i tempi di ricostruzione saranno lunghi, nei calcoli politici finiscono anche gli appuntamenti elettorali.
Sono diverse le ipotesi sul tavolo, o meglio, “nei corridoi”: il nome forte è quello del sindaco Marco Bucci, che completerebbe così la coppia di ferro con il “governatorissimo” Giovanni Toti, per una regia completa dell’emergenza in mano agli enti locali. Una eventuale conferma sarebbe però forse ambivalente: se da un lato tutti i “poteri” del commissario potrebbero far portare a casa un serie di obiettivi politici strategici per le giunte, in vista anche dei prossimi impegni elettorali (le regionali saranno nel 2020, probabilmente in piena ricostruzione, con Toti già candidato), dall’altro lato questo assetto potrebbe escludere ai due il ruolo da “opposizione” per quanto riguarda eventuali problemi. Della serie “avete voluto la bicicletta…”. Quindi un’arma a doppio taglio. E su questo anche Il M5s da Roma potrebbe avere una strategia politica, soprattutto in ottica anti Toti.
Lo stesso Marco Bucci, nella giornata di ieri, quando il suo nome è tornato prepotente nella lista dei papabili però ha messo le mani avanti, ricordando come ad oggi, stando al decreto, i poteri del commissario non sono abbastanza “super”: il rischio di rimanere intrappolato in cavilli con un governo “difficile” come quello attuale sarebbero tanti “e non voglio bruciarmi”.
A rispuntare è anche il nome del professor Roberto Cingolani, direttore del Iit. Figura di grande prestigio scientifico e culturale, piace ai 5 stelle (come piacque anche a Renzi che lo propose come candidato sindaco) e sarebbe una svolta “tecnica” per un ruolo difficile e a rischio strumentalizzazione. Ed è proprio la sua indipendenza ad essere croce e delizia per le parti in commedia: la posta in gioco è alta dal punto di vista politico, e le pressioni saranno sicuramente tante. Ed infatti è lo stesso Cingolani ad aver più volte smentito di essere stato contattato: “Nel caso mi prenderò del tempo per riflettere e conoscere tutti i dettagli della vicenda”, aveva detto ai giornalisti nei giorni scorsi.
Vista la situazione, il requisito della genovesità, una sorta di “quota rosa” per l’orgoglio ferito della città, potrebbe non essere più vincolante, per cui sulla stampa spunta il nome di Fabrizio Curcio, ex protezione civile, già intervenuto a Genova per altre emergenze, tra cui il recente sversamento di petrolio nel Polcevera (per il quale non è mai stata fatta, o per lo meno ancora, la bonifica).
Fantasiosa, ma di questi tempi non ci si stupisce più di nulla, l’ipotesi che punta a Vito Gamberale. Super manager, prima di Telecom e del fondo F2i e poi anche di Autostrade, gode di piena stima a palazzo Chigi anche se il suo passato vicino alla famiglia Benetton potrebbe renderlo inviso alla componente pentastellata del governo. Negli anni Novanta fu celebre il suo arresto “errato” e la relativa assoluzione con maxi risarcimento da parte dello Stato nell’ambito di “mani pulite”.
Insomma, una battaglia politica in grande stile, per un ruolo focale per le strategie di partito locali e nazionali. Certo, nel frattempo Genova continua a navigare a vista, senza certezze e futuro… ma volete mettere l’emergenza poltrona?