Già da prima

Disoccupazione, a giugno sfondata quota 10%. Allarme sindacati: “Governo dia certezze”

I dati sono un "prequel" di quello che potrebbe esplodere adesso

Ansaldo Energia sotto ponte Morandi
Foto d'archivio

Genova. Nella storia di Genova, ora esiste un prima e un dopo. Lo spartiacque, il crollo di Ponte Morandi, è significativo perchè in quel esatto istante il volto e la sorte economica della città sono cambiati per sempre.

Ma quindi oggi che senso ha parlare del prima? “Può sembrare fuori luogo – sottolineano i sindacati nel preambolo dell’analisi sui dati occupazionali – ma la lettura di questi numeri può essere d’aiuto nelle scelte che dobbiamo fare oggi”.

Sì, perché se oggi è tutto più difficile e incerto, prima non è che fosse il paradiso, anzi: i dati economici fermi al secondo trimestre del 2018 descrivono una situazione cittadina poco confortante, con dinamiche lavorative non certo esaltanti.

I sindacati, infatti, parlano di 7 mila occupati in più rispetto al periodo precedente, ma si parla di occupazione indipendente, mentre continua il calo l’occupazione dipendente (meno 10 mila). Aumentano anche le persone in cerca di occupazione, che fanno arrivare in doppia cifra la percentuale della disoccupazione: 10,3%.

“Se si guarda il dato disaggregato per settore si scopre che l’industria manifatturiera ha finito la sua rincorsa e il settore delle costruzioni conosce una pesante battuta d’arresto – sottolineano i sindacati nella nota – Commercio e turismo crescono come comparti, ma calano di 4.000 unità i lavoratori dipendenti ed ha ripreso forza la dinamica del lavoro autonomo. In altre parole una debole ripresa è in atto ma è molto fragile tanto che stenta a tradursi in occupazione di qualità”.

Quindi anche nel turismo, che in questi anni sembrava poter essere in grado, complice anche una narrazione trionfalistica, di correre e trainare l’economia genovese e ligure, le cose non vanno benissimo; o meglio, va bene ma non per tutti: più volumi di affari, ma meno lavoratori.

“Questa immane tragedia ha lasciato in ognuno di noi un grande senso di vuoto.Neanche prima stavamo così bene come qualcuno voleva farci credere, ma se non reagiamo in fretta si corre il rischio di non rialzarsi più – continua la nota di Cgil – Siccome è nell’emergenza che dobbiamo dare il meglio di noi, abbiamo l’opportunità di ripensare tempi di vita e di lavoro della città, mettendo mano ad un sistema della mobilità che era già a collasso”.

La priorità rimane la demolizione e la seguente ricostruzione del ponte “Al Governo l’onere della scelta ma le soluzioni che verranno adottate devono dare certezze al sistema produttivo ed ai cittadini. Certezze nei modi con cui verranno assegnati gli appalti e certezze nei tempi di realizzazione”

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