Genova. Dopo la notiza circa le perquisizioni della guardia di finanza nella sede del Cesi
l’istituto in una nota precisa “di essersi messo volontariamente a disposizione degli inquirenti sin dal 22 agosto e di collaborare con loro attivamente. Cesi ribadisce inoltre che, vista la natura dell’incarico, ISMES non poteva valutare la stabilità strutturale del viadotto e quindi non può formulare alcuna ipotesi sulle cause del tragico crollo”.
Rispetto alla mail inviata la notte del 14 agosto dall’addetta commerciale del gruppo ad Ausotrate, il gruppo “disconosce in modo deciso le ipotesi sulle cause del crollo formulate nel testo della mail inviata dall’addetta commerciale e ribadisce che l’ambito dell’incarico per ASPI non comprendeva né alcuna verifica progettuale e strutturale del viadotto, o di sue singole parti, né attività di ispezionee sorveglianza.
Il Cesi precisa inoltre che “la consulenza affidata da ASPI a ISMES nel giugno 2015 prevedeva
principalmente l’analisi della documentazione, fornita dalla stessa ASPI, in cui erano descritti il sistema di monitoraggio statico del viadotto e le procedure per la sorveglianza. Inoltre nell’ambito dello stesso incarico, tra ottobre e novembre 2015, ISMES ha rilevato grandezze dinamiche sulle Pile 9 e 10 propedeutiche allo sviluppo, da parte di ASPI, di successivi analisi e approfondimenti”.
“Nei diversi rapporti originariamente consegnati al cliente tra gennaio e maggio 2016, ISMES ha suggerito ad ASPI di aumentare la frequenza di alcune ispezioni e implementare un sistema di monitoraggio dinamico – dice ancora il Cesi – ossia continuo, della struttura in presenza di fenomeni rapidamente variabili (es. vento, traffico, sisma, ecc.)”.