L'intervista

Nuoto, Paolo Ottonello ai campionati italiani: “Voglio un obiettivo difficile sennò mi addormento”

L'atleta della Nuotatori Genovesi sarà in gara nei 50 stile libero categoria Junior

PAOLO OTTONELLO

Genova. È tutto organizzato: si parte per Roma venerdì 10 agosto, si gareggia il giorno dopo, e si ritorna quello appresso. Una pianificazione che si vede soprattutto nella vasca da 50 metri delle Piscine di Albaro, dove Paolo Ottonello ed il suo allenatore Mattia Alberico stanno rifinendo la preparazione per i campionati italiani estivi di categoria.

Quel ragazzone, nato a Genova il 24 aprile 2001, alto 1,85 e leggero una settantina di chili, rappresenterà i colori della Nuotatori Genovesi, nei 50 stile libero categoria Junior 2000-2001, al Foro Italico.

Ormai manca poco alla partenza, si capisce dalla fase di scarico, e dalla luce che atleta e tecnico hanno negli occhi. Sono ancora giorni di sacrificio, i compagni di squadra in vacanza, i chilometri da coprire, virate e partenze da provare e riprovare. “Mi alleno per la gara, è lì che mi gaso, seguo l’istinto e nuoto veloce – si racconta Paolo Ottonello -. Adesso sono un po’ stanco ma stiamo recuperando. Dagli Italiani mi aspetto di ritoccare il mio tempo, 23″48, ma senza parlare troppo pensiamo a migliorare”.

È carico il velocista genovese che ricorda anche quando era convinto di aver fatto il tempo per andare agli Italiani invernali e invece la Federazione non l’ha omologato. “L’accesso ai 50 stile in corta l’abbiamo ottenuto al passaggio sulla gara dei 100, ma una norma federale non lo ha convalidato. Quello che è successo mi ha aiutato ad andare avanti, avevo pensato anche di smettere, invece ho reagito. Voglio un obiettivo difficile sennò mi addormento. Ho provato ingiustizia e rabbia, trasformate in determinazione“.

Paolo gareggia sotto leva quindi ha grandi margini di miglioramento. Poi per essere qui, ha rinunciato alla Sardegna con papà Enrico, che giocava a pallacanestro e ora nuota con un gruppo di genitori dei suoi compagni di squadra; mamma Francesca; la sorella Matilde, anche lei nuotatrice. Ha detto loro di non seguirlo a Roma, si rovinerebbero le vacanze, piuttosto di aspettarlo in Val di Fiemme dove li raggiungerà. In questi giorni di doppio allenamento c’è la compagnia di Paco, il golden retriver di casa, convalescente da un intervento, tra i due c’è grande feeling; poi c’è la play; la passione per la moda; la collezione di calzini che sfoggia anche alla chiamata prima delle gare. Ma soprattutto ci sono gli amici. “Li invito anche a dormire. Non voglio stare solo, mi viene la depressione. A Roma mi accompagna Lorenzo Natali, amico e compagno di squadra, mi parla perché non devo pensare alla gara, con lui mi distraggo”.

Ha cominciato a nuotare a otto anni, e per il primo periodo non aveva capito che si stava avvicinando rapidamente all’agonismo. “Mi sono accorto che mi piaceva e ho continuato. Mi sento un po’ nerd, che rinuncia a quello che viene considerato normale, in questo caso, per il nuoto. Che per me a tratti è anche noioso, il lavoro aerobico e di soglia, mi diverto con il programma di velocità. Quando faccio fatica penso a chi me lo fa fare e conto quanto manca alla fine, invece negli scatti mi diverto proprio”.

Le altre grandi passioni, la mountain bike enduro e lo sci. L’altro grande impegno, la scuola, quarta Liceo Classico al D’Oria, dove i professori sostengono chi pratica sport.

Gli obiettivi della vita. “Nel nuoto fare anche 100 stile e 50 rana. Partecipare agli Assoluti, al Settecolli, e in finale al Nico Sapio. Nella vita mi piacerebbe trasferirmi in Canada, anche se Genova mi piace molto, sono affascinato da Vancouver: metropoli, natura, bici”.

Si approfondisce ancora e si va su carattere e sentimenti. “Mi fa arrabbiare la mancanza di rispetto, la presunzione, l’invidia. E non mi vergogno a piangere: per tristezza come quando ci hanno detto che Paco aveva un tumore, o per rabbia, come quando sono stato escluso dagli Italiani”.

Si conclude con i ringraziamenti. “Mattia Alberico, Davide Luciano Boccia detto Lucio o Bobby che mi sostiene, e tutti i miei compagni. Adesso che mi alleno da solo ho capito quando sia importante il gruppo e noi siamo proprio una bella squadra”.

Un messaggio alla famiglia. “Quando ci rivediamo: ravioli al burro o trenette al pesto, fritto misto di pesce, torta al cioccolato, quella della mamma”.

Sui saluti passa Edoardo Stochino, reduce dalla straordinaria impresa sul lago canadese, il più sprinter ed il più longer insieme, e si abbracciano, Paolo lo guarda e dice: “È un grande, non so come faccia”.

Poi la testa torna a quel blocco su cui Ottonello salirà per ultimo, non per cabala, è solo che ognuno ha i suoi tempi e modi. Lui, per esempio, non sopporta stare alla chiamata e non smette mai di sistemare costume e occhialini.

PAOLO OTTONELLO
PAOLO OTTONELLO

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