Genova. Era un esperimento, per capire se oltre al cordoglio espresso sui social network, e oltre ai meme – le immagini che diventano virali attraverso Facebook, Twitter e Instagram – fosse possibile ritrovare uno spirito di collettività attorno alla tragedia di Ponte Morandi.
E così è stato. Alcune centinaia di persone, chiamate a raccolta proprio attraverso un evento pubblicato sul più famoso dei social, si sono incontrate in piazza De Ferrari. Per parlare del disastro e delle prospettive di ricostruzione, per pregare per le vittime o ricordarle in maniera laica, per darsi appuntamento a una nuova iniziativa, ancora più grande, a settembre, con un concerto spettacolo e con una raccolta fondi.
Un rotolo di carta di alcuni metri è stato riempito con i pensieri spontanei per Genova. Pensieri di rabbia come “Funerali di Stato per un omicidio di Stato”, “Basta parole… silenzio”, o di speranza: “Genova si rialzerà più bella di prima”. C’è chi riporta una testimonianza personale come Carolina che firma la frase. “Oggi potevo essere vedova e i miei figli orfani, su quel ponte mio marito è passato 5 minuti prima che crollasse”. O chi cita Seneca. “Lieve è il dolore che parla, il grande dolore è muto”. In piazza persone di ogni età, senza bandiere di partito.
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Marzia e Nunzia indossavano una maglietta con il ponte crollato stilizzato. Una delle immagini, appunto, circolate maggiormente sugli schermi di pc e smartphone in questi giorni.