Le motivazioni

Alluvione 2011, i giudici: “L’ex sindaco Vincenzi ha mentito a tutti”. La scelta di non chiudere le scuole? “Una scommessa con il destino”

Per la Corte d'appello l'ex sindaco "ha abdicato ai suoi doveri". Anche con le scuole aperte, se il coc avesse agito diversamente le vittime potevano essere evitate

Alluvione 2011, la sentenza

Genova. Per i giudici della Corte d’appello di Genova che hanno depositato le motivazioni della condanna a 5 anni di reclusione per l’ex sindaco Marta Vincenzi per i sei morti e il disastro dell’alluvione del 4 novembre 2011, l’ex sindaco “ha mentito in giudizio, ha mentito alla cittadinanza, ha mentito all’autorità giudiziaria, ed ha mentito anche al marito”.

Per la seconda sezione penale presieduta da Giuseppe Diomeda Marta Vincenzi non solo è responsabile della morte di Shprese, Gioia e Janissa Dhjala, Angela Chiaramonte, Serena Costa ed Evelina Pietranera , ma ha costruito con gli altri la falsa versione della ‘bomba d’acqua’ data in pasto prima alla stampa e poi alla stessa autorità giudiziaria.

“Proprio dal comportamento della Vincenzi (che ha mentito in giudizio, ha mentito alla cittadinanza, ha mentito all’autorità giudiziaria, ed ha mentito anche al marito) – scrivono i giudici – consegue una delle conferme principali alla chiamata in correità resa da Gambelli, fornendo al contempo la prova della concertazione dei falsi avvenuta nella c.d. riunione ristretta e della piena consapevolezza al riguardo in capo alla Vincenzi, con l’accettazione del proposito mistificatore quale unica via per cercare di uscire indenne dalla vicenda”.

alluvione genova 2011

Sul nesso causale tra la scelta di non chiudere le scuole e le morti, i giudici d’appello confermano quanto affermato dalla collega che ha formulato il giudizio di primo grado: “Cinque delle sei vittime hanno trovato la morte dopo aver recuperato i rispettivi figli e fratello da scuola e si apprestavano a tornare a casa; la sesta vittima è deceduta perché non trovava alcun divieto a risalire a piedi per via Fereggiano quando ormai si stava per abbattere l’onda di piena – ricordano – Sussiste all’evidenza il nesso causale fra i suddetti eventi luttuosi e la mancata chiusura delle scuole nonché l’omessa interdizione della circolazione veicolare e pedonale sulla via Fereggiano, perché l’adozione delle suddette cautele avrebbe impedito la presenza delle vittime nell’area colpita dall’esondazione”.

Non solo al Coc verrà presa quella scellerata decisione che i giudici definiscono un “azzardo pericolosissimo”, una “scommessa con il destino”, ma nemmeno viene studiata la strategia alternativa per intervenire rapidamente in caso di pericolo immediato. Perché comunque qualcosa poteva essere fatto: “Fin dalle ore 10,30 – 11 era possibile cercare di avvisare dell’imminente pericolo i dirigenti delle scuole a rischio, con la direttiva precisa di impedire l’uscita da scuola degli alunni fino al cessato allarme; in secondo luogo emerge con chiarezza che dal momento della notizia certa dell’imminente esondazione del rio (telefonata delle ore 11,56) al momento in cui l’onda di piena ha scavalcato la copertura del rio investendo via Fereggiano (ore 12,50) è trascorsa quasi una intera ora: in tale lasso di tempo, ove gli imputati avessero organizzato coscientemente la loro strategia del monitoraggio in tempo reale dell’evoluzione della situazione meteo, sarebbe stato possibile: 1) interrompere totalmente il flusso di traffico veicolare e pedonale lungo la via Fereggiano; 2) avvisare con megafoni la popolazione dell’imminente pericolo invitando tutti a non uscire”.

Alluvione 2011, la sentenza

Se vengono confermate le responsabilità di tutti gli imputati il giudizio sull’ex sindaco è particolarmente duro. Per i giudici si è verificata una “totale abdicazione da parte del sindaco ai suoi doveri di intervento in materia di protezione civile in corso di conclamato allerta, abdicazione consistita non solo nel rifiuto ad adempiere ai propri doveri, ma anche nel chiaro messaggio evidentemente trasmesso all’assessore Scidone con la richiesta di non essere disturbata durante la manifestazione Eurocities” . E nessuna delega è stata data dal sindaco a nessuno ricordano i giudici.

Per la corte d’appello questa “fuga dalla responsabilità, proprio per la piena consapevolezza del pericolo in atto che il sindaco aveva, e per le modalità radicali con le quali tale disinteresse per la pubblica incolumità è stato attuato, rendono la Vincenzi responsabile, oltre che per le proprie scelte iniziali, anche per tutte quelle condotte colpose assunte in seno al COC la mattina del 4 novembre, la adozione delle quali è stata ciecamente accettata dalla Vincenzi qualunque esse fossero state”.

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