Sociale

Dopo 30 anni il circolo Caruggi è a un passo dallo sgombero, nei vicoli la battaglia delle mamme

Affitti arretrati da pagare, ma il 28 giugno è vicino. Marco "Naso" Barnieri e le famiglie dei bimbi del doposcuola e del centro estivo chiedono alle istituzioni di concedere una proroga

Generico 2018

Genova. Dopo 30 anni di “onorato servizio” il circolo Caruggi di vico San Pancrazio rischia, ancora e questa volta davvero, di dover chiudere i battenti. Gestito e fondato da Marco Barnieri, conosciuto da tutti come “Naso”, è uno spazio ricavato in un ex cinema, utilizzato come doposcuola e centro estivo da decine, a volte centinaia, di bambini della zona. 28 giugno, questa la fata fissata per lo sgombero definitivo. Che il circolo tenta di scongiurare o quantomeno prorogare.

Il mondo Pow Wow, come è stato chiamato il progetto, nato nel 1988 tra gli spalti rossoblù della gradinata Nord, si è visto chiudere i rubinetti dei finanziamenti pubblici perché a un certo punto ha smesso di rapportarsi con le istituzioni e con altre realtà del terzo settore e ha preferito portare avanti attività autogestite.

Da realtà educativa comunque pluripremiata, studiata, trasformata in format ed esportata in altre città italiane a iniziato a incamerare debiti. Lo sgombero del 28 giugno è dovuto al mancato pagamento degli affitti arretrati.

Qualche sera fa gli amici dei Caruggi e del Pow Wow insieme a “Naso” Barnieri si sono visti per organizzare la “resistenza”. Raccolta firme, sensibilizzazione, un mercatino e un bar sociale per raccogliere fondi. I gestori lamentano di essere rimasti inascoltati sia dalla passata sia dalla attuale amministrazione comunale e municipale.

“Altrimenti possiamo anche spostare il Pow Wow altrove – scrive Barnieri – magari anche lontano da Genova. A prescindere noi non avremmo il tempo in pochi giorni di portare via l’enorme quantità di cose e chiediamo al Comune, se non torna sui suoi passi, di concederci ancora qualche mese per permetterci l’individuazione di un nuovo luogo, di una nuova struttura e lo smontaggio, l’imballaggio ed il trasporto. Se ci tolgono il posto ci diano almeno la possibilità di salvare tutta l’attrezzatura che in questi 30 anni è costata tanti sacrifici, che può fare felice ancora tante bambine e bambini, magari la dove c’è riconoscenza e riconoscimento e una gestione non mafiosa del sociale e dell’educativo”.

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