Quale bilancio?

Genova, il neofascismo e la “città addormentata”

Tra ‘destra sociale’, provocazioni e aggressioni i movimenti di estrema destra crescono, mentre l’antifascismo arranca tra appelli inascoltati e la ‘guerra solitaria’ degli antagonisti

Generico 2018

Genova. Sono passati otto mesi da quando Genova24 ha anticipato che, dopo quella di Forza Nuova, sotto la Lanterna sarebbero state inaugurate altre due sedi di movimenti di estrema destra, quella di Casapound e quella della Superba, legata al movimento milanese di Lealtà Azione. Il sindaco Bucci con la sua giunta di centro destra era stato eletto da pochi mesi e sotto il gigantesco bandierone italiano che quella notte di giugno sfilò per via Garibaldi per arrivare a ‘occupare’ palazzo Tursi c’erano anche loro, gli esponenti dell’estrema destra pronti a diventare interlocutori del nuovo governo della città. Otto mesi di presidi, cortei, appelli caduti nel vuoto da parte della sinistra, qualche blitz degli antifascisti più radicali ma la gran parte della ormai ex città rossa è rimasta in silenzio, più infastidita da chiusure e blindature per problemi di ordine pubblico che dalla presenza di questi movimenti in città.

Ma cosa è successo in questi ultimi otto mesi? Dopo le elezioni di marzo dove il partito di Casapound ha raccolto a livello nazionale un misero 0,94% in molti hanno provato a minimizzare dicendo che i media avevano esagerato a dare visibilità a un movimento che in fondo valeva in termini di voti così poco, ma come fa notare Paolo Berizzi nel suo libro Nazi Italia Casapound ha sestuplicato il risultato del 2013 e molti simpatizzanti hanno semplicemente preferito dare un voto utile alla Lega. Ciò non significa che Casapound non sia un partito in crescita ed è tra i movimenti di estrema destra quello che ha più appeal, soprattutto tra i giovani.

Casapound Genova tra “destra sociale” e aggressioni
A Genova la sede di Casapound in via Montevideo è un punto di ritrovo piuttosto frequentato, sia per le raccolte alimentari, sia soprattutto la sera, un mix tra un locale e un centro sociale di destra più che una sede di partito. Dall’apertura della ‘Risoluta’ gli iscritti a Genova sono raddoppiati, circa 200 le tessere genovesi, ma quello che sembra crescere più dei numeri è un certo consenso o silenzio-assenso soprattutto nei confronti delle attività di tipo sociale su cui il partito di Di Stefano a Genova sta puntando molto. Il quartiere dove Casapound oggi è più attiva è quello di Bolzaneto-Begato in Valpolcevera: una trentina di famiglie, rigorosamente italiane, ricevono pacchi settimanali di viveri. Su fb Casapound ha creato un gruppo ad hoc (‘Riprendiamoci la Valpolcevera’) a cui sono sono iscritti anche grillini o ex grillini che un tempo sarebbero stati definiti “di sinistra”. Proprio in questi giorni una delegazione di Casapound ha inoltrato al Municipio alcune richieste per il quartiere, locali per realizzare mense, proposte per riqualificare ex mercato comunale, proposte contro gli sprechi alimentari dei supermercati. L’obiettivo è chiaro: porsi sempre più come interlocutore istituzionale credibile in quanto impegnato concretamente nell’attività sociale. Questo serve anche per bilanciare l’altra faccia del movimento, quella che in questi ultimi mesi è emersa con chiarezza grazie a due gravi aggressioni su cui stanno indagando Digos e magistratura: la prima il 12 gennaio ai danni di un antifascista che stava attaccando un manifesto non lontano dalla sede e che si è beccato una coltellata nella schiena, la seconda di un paio di settimane fa fuori da un pub abitualmente frequentato dai ‘giovani’ di Casapound con un turista svizzero a cui una delle esponenti di spicco del movimento ha dato una bottigliata in faccia. In mezzo diversi episodi di arroganza dei giovani di blocco studentesco davanti alle scuole genovesi con frequenti battibecchi con alcuni docenti. I giovani di Blocco restano insieme ai militanti di Lotta comunista a fare proselitismo e attività costante davanti a buona parte delle scuole genovesi.

Appoggi istituzionali e concerti nazi-rock per i soldati di Lealtà Azione pronti a cambiare sede
Al contrario dei giovani di Casapound i militanti di Lealtà Azione non sembrano sgarrare: nonostante gli antifascisti abbiano più volte imbrattato l’ingresso della Superba in via Serra (di recente c’è stato anche un blitz all’interno con il lucchetto spaccato e scritte sui muri) non risultano accenni di reazione nemmeno virtuali. I militanti di Lealtà Azione (una ventina i più attivi ma con una cerchia più ampia di simpatizzanti) non denunciano, non commentano, e vanno per la loro strada con le loro attività così come richiesto espressamente dai ‘capi’ milanesi. I filoni di attività sono molteplici anche in questo caso: raccolte alimentari in sede una volta al mese e attivismo ‘ambientalista’ e ‘animalista’ (raccolte per i canili davanti ai supermercati per animali con’I lupi danno la zampa’) e pure uova di Pasqua ai bambini anche all’ospedale Gaslini. A Genova anche loro sono un pochino cresciuti ma soprattutto hanno messo una ‘bandierina’ pesante con il concerto nazi-rock che si è tenuto ad aprile a Nervi in un locale sul lungomare. Oltre 250 militanti, tra cui parecchie teste rasate, sono arrivati anche con auto e pullman a sentire i Malnatt che cantano canzoni a difesa della razza bianca. Un mese fa il consigliere comunale Sergio Gambino è andato insieme a loro con tanto di fascia tricolore a commemorare a Staglieno i caduti di Salò. Un episodio simile aveva avuto come protagonista il presidente del municipio Levante Francesco Carleo (esponente come Gambino di Fratelli d’Italia) con la deposizione di una corona in mare. Da segnalare anche in questo caso i rapporti con esponenti della Lega, anche se a livello istituzionale le presenze di consiglieri ed assessori del Carroccio agli eventi di Lealtà Azione si sono parecchio diradate. Numerosi in questi mesi anche gli appelli ai Padri scolopi che avevano affittato la sede in via Serra, ma che di fatto non sono serviti a nulla. Lealtà Azione comunque lascerà entro la fine del mese la sede, forse troppo piccola e comunque poco ‘difendibile’ in quanto troppo in centro, per un altro locale probabilmente in zona Foce . A differenza di Forza nuova o di Casapound che sono un partito e puntano ad entrare in parlamento Lealtà Azione, pur avendo ‘infiltrato’ qualche suo militante in consigli comunali e municipali nel milanese, sembra voler restare al di fuori dell’arco parlamentare, elemento che suscita una qualche preoccupazione.

Inquietanti simbolismi e richiami ‘nazi’
Non si vedono braccia tese a Genova nelle innumerevoli commemorazioni di ‘martiri’ nei cimiteri cittadini né si sono visti a Brignole quando un centinaio di militanti di Lealtà azione e Casapound ha ricordato con una corona Ugo Venturini. C’è attenzione su questo punto almeno a livello pubblico. Ma bastano pochi elementi per replicare a chi afferma che i neofascisti – almeno quelli genovesi – sono mi fondo dei bravi ragazzi democratici. invece grandi estimatori non solo di Mussolini, ma anche del nazismo. La militante di Casapound che ha picchiato un mese fa il turista tedesco aveva in tasca una foto di Hitler, così come “Hitler” era la password del pc di uno dei tre militanti – sempre di Casapound – indagato per tentato omicidio per l’aggressione a un antifascista. Ancora sulle braccia di diversi militanti di Lealtà Azione è tatuato il simbolo “88”, che altro non significa se non “Heil Hitler”. Infine, non è superfluo ricordare che le tanto gettonate (dall’estrema destra) commemorazioni ai caduti di Salò, santificano coloro che scelsero volontariamente di allearsi proprio con i nazisti.

Forza Nuova e Azione Frontale
In questo caso i numeri sono piccoli. Forza nuova a Genova è praticamente ferma sia a livello di iscrizioni sia di ‘attivismo’. Numericamente irrisoria è la presenza di Azione Frontale, ex Fiamma nazionale che aveva fatto parlare di sé per il blitz nella chiesa di Casella contro il parroco. Si tratta di una manciata di attivisti che hanno tentato qualche ‘passeggiata’ in Valbisagno, ma che rispetto ai concorrenti Casapound e Lealtà Azione non costituiscono, nemmeno in fieri, una potenziale alternativa.

L’antifascismo e la “città addormentata”
“C’è una città che è addormentata su questi temi, anche la manifestazione che abbiamo fatto in consiglio comunale per la presenza della fascia tricolore di un delegato del sindaco per la commemorazione di Salò è stata scarsa. Solo qualche anno fa a Genova le persone sarebbero scese in piazza spontaneamente di fronte a certe provocazioni” riflette il segretario della Camera del lavoro di Genova Ivano Bosco. La colpa? “E’ di tutti noi e di tutta la sinistra – dice – che per troppo tempo è andata dietro alle idee della destra. Il risultato è che adesso che siamo di fronte a provocazioni vere e proprie non siamo più in grado di reagire”. Per la Cgil genovese “la sinistra ha governato per 5 anni massacrando i diritti e facendo aumentare le diseguaglianze. Le persone di fronte a questo spettacolo che ha anche delegittimano le istituzioni si sono allontanate. Oggi la gente scente in piazza per lo più per robe di quartiere che le toccano direttamente”.
Quello della sinistra antifascista per Bosco è un po’ oggi una ruolo di “testimonianza”. “Ma bisogna ripartire – spiega – ripartire dai bisogni della gente. Il centro destra al governo non mi stupisce: risponde alla classe sociale che li ha votati, il vero problema sono quelli che hanno perso e che non hanno rialzato la testa. Non si può pensare di cominciare a fare opposizione a due mesi dalle elezioni, con un LeU qualunque, perché i risultati si sono visti e non dimentichiamo che tra due anni si vota per le regionali”. Per il presidente provinciale dell’Anpi Massimo Bisca c’è anzitutto un problema culturale: “Fino alla mia generazione c’era sempre un nonno o un parente che aveva da raccontare una propria storia di famiglia sulla resistenza, storie normali di persone normali che venivano tramandate e diventavano memoria. In Russia ogni ragazzo a scuola racconta la storia della sua famiglia in guerra, dovremmo farlo anche noi” dice e concorda con il leader della Cgil sulla disgregazione sociale che porta molti ad avvicinarsi al populismo anche dei movimenti neofascisti: “La crisi economica e soprattutto l’impoverimento del ceto medio hanno fatto tanto in questo senso, ma è vero che o la sinistra torna a fare solidarietà sociale oppure lo lasciamo fare ad altri in modo strumentale” commenta in particolare in riferimento alle raccolte alimentari di Casapound in Valpolcevera. E proprio per dare un segnale in quel municipio sabato 26 maggio Anpi sarà a Rivarolo in piazza Peppino Impastato per un presidio. “Cortei e presidi servono – ribadisce Bisca – ma serve un’attività culturale sul territorio”. Per l’Anpi questo, forse anche grazie alle provocazioni neofasciste, è stato un anno positivo: “Stiamo per inaugurare una sede a Tiglieto, abbiamo aperto Sori e rilanciato la sede di Quezzi e San Fruttuoso sta andando molto bene. Ci sono parecchi giovani che hanno voglia di fare e ne siamo contenti perché abbiamo bisogno soprattutto di loro”.

“Chiudere i covi fascisti”: la guerra solitaria degli antifascisti radicali
Otto mesi di presidi e cortei, alcuni molto partecipati come quello del 3 febbraio con 5 mila persone in piazza, altri meno come il presidio del 2 marzo, giorno in cui Simone Di Stefano è venuto a Genova a chiudere la campagna elettorale di Casapound. Parecchi blitz con scritte sulle sedi, alcuni danneggiamenti a vetrine di banche e cassonetti. Polemiche con l’Anpi accusata di essere troppo ‘morbida’ rispetto alle istituzioni ma anche con la Cgil. Tante le denunce che stanno arrivando agli antifascisti dell’ala più radicale che talvolta sembrano vivere il loro isolamento come una medaglia al valore in una città sempre più indifferente se non infastidita da presidi e cortei. A Genova24 qualche tempo fa è arrivata una lettera anonima da parte di un antifascista che tenta, come un messaggio in una bottiglia, di stimolare una riflessione in chi pensa di avere troppe certezze rispetto a questa ‘guerra’. “La via della guerra comporta violenza, e azioni che possono costare tantissimo a tutti, forse anche la  pelle, come abbiamo visto con l’accoltellamento – si legge nella lettera – Ma e’ l’idea di fondo, a mio avviso, ad essere sbagliata. Ci stiamo incaponendo a far chiudere le sedi fasciste, usando un’immagine calcistica stiamo chiusi in difesa e gridiamo all’arbitro che gli altri sono sempre in fuorigioco. Il nostro problema è un altro, è la nostra presunzione di essere nel giusto, di avere i valori giusti senza dimostrarlo”. Dopo la critica, le proposte: “Torniamo nelle vie, ma non solo per un corteo. Loro fanno le passeggiate? Camminiamo anche noi qualche sera nei quartieri. Fanno le raccolte alimentari? La solidarietà di classe l’abbiamo inventata noi. Vogliamo cambiare l’Anpi? Iscriviamoci e facciamo attività al suo interno. O non iscrivetevi e fate altro, ma facciamo qualcosa”.

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