Liguria. La Liguria è la prima regione del Nord per numero di beneficiari del Reddito di inclusione (Rei) ogni 10 mila abitanti, la misura di contrasto alla povertà partita a gennaio.
Secondo i dati elaborati da Openpolis, osservatorio che elabora dati pubblici, la Liguria è all’undicesimo posto dopo le regioni del centro Sud (al primo posto la Campania, con 173,10 beneficiari per 10 mila abitanti, seguita da Sicilia e Calabria), con 27,30 beneficiari su 10 mila abitanti. In totale sono 1.848 i nuclei familiari che ne beneficiano in Liguria (dato aggiornato al 23 marzo 2018), 4.266 le persone coinvolte, per un importo medio mensile di 250,11 euro.
Nelle prime tre regioni per beneficiari, il tasso di disoccupazione supera il 20% e la maggiore incidenza del Rei sembra proprio essere collegata a questo elemento.
A Genova, secondo i dati aggiornati a fine gennaio, sono state raccolte 2.523 domande, di cui 2.185 trasmesse all’Inps: 476 con esito positivo, 765 con esito negativo e le restanti in lavorazione. Il 60% delle domande raccolte nel mese di dicembre è stato presentato da cittadini italiani, il 36% da extracomunitari e il 4% da comunitari. Il 69% delle famiglie che hanno presentato le domande ha dichiarato che nel proprio nucleo familiare era presente almeno un minorenne, il 28% almeno un lavoratore over 55 in stato di disoccupazione
Cos’è il reddito di inclusione
Si tratta di un assegno anti-povertà che varia in base al numero del nucleo familiare: si va dai 187,50 euro al mese per un solo componente ai circa 535 euro per le famiglie con almeno 5 persone. Viene erogato attraverso una carta prepagata e possono riceverlo i nuclei familiari sotto i 6 mila euro di Isee.
Come si richiede
Se ne fa richiesta al Comune di residenza, ed è condizionato all’adesione a un progetto personalizzato di uscita dalla povertà predisposto con i servizi sociali, che dovrebbe aiutare nella ricerca di un lavoro e nella formazione. Può essere erogato per un anno e mezzo e, trascorsi 6 mesi, si può chiedere il rinnovo per un altro anno.
La novità è che mentre sino a oggi era subordinato anche ad altri requisiti (la presenza di almeno un minore nella famiglia, oppure di un disabile, una donna incinta o una persona disoccupata con più di 55 anni), da luglio 2018 (grazie alle risorse aggiunte con l’ultima legge di bilancio) resteranno solo i requisiti economici, rendendolo una misura universale.
A livello nazionale, una volta a regime, è previsto uno stanziamento pari a circa 2 miliardi di euro annui, capaci di raggiungere 2,5 milioni di persone. Si tratta di un passo avanti, ma ancora non in grado di corrispondere all’intera platea dei poveri assoluti in Italia, quantificata da Istat in 4,7 milioni di individui.