Il processo

Duplice tentato omicidio di Portello, Samarasinghe dichiarato “seminfermo e socialmente pericoloso”

Il pm chiede 6 anni e 8 mesi. Il centro antiviolenza Mascherona per la prima volta parte civile in un processo penale

Genova. Il pubblico ministero Gabriella Dotto ha chiesto 6 anni e 8 mesi di reclusione più due in una casa di custodia e cura per Rohan Samarasinghe, il 50enne cingalese che il 23 giugno dell’anno scorso nel tunnel di piazza Portello aveva aggredito a coltellate prima la moglie Arosha Rajapaks, 49 anni, e poi Massimiliano Graziano, artista di strada di 53 anni che aveva difeso la donna. L’uomo è stato dichiarato dal perito nominato dal gup Massimo Cusatti semi infermo di mente ma anche socialmente pericoloso.

L’aggressione era avvenuta in seguito a un incontro casuale con la moglie che da Samarasinghe si stava separando. In passato l’uomo era stato processato per maltrattamenti ma dopo una riconfigurazione del reato da parte del giudice la donna spaventata aveva deciso di ritirare la querela. Poi le nuove accuse e un processo – tutt’ora in corso per stalking – che aveva avuto come prima conseguenza il divieto di avvicinamento del 50enne alla moglie.

Nel 2016 la donna aveva preso il coraggio di farsi aiutare dal centro antiviolenza il Cerchio delle relazioni che proprio per questo ha scelto di costituirsi parte civile nel processo.

Si tratta della prima volta che a Genova un centro antiviolenza diventa parte attiva di un processo e anche a livello italiano i casi sono pochi: “Non è che da oggi intendiamo costituirci parte civile per ogni caso di maltrattamento – – spiega l’avvocato Nadia Calafato – ma ho voluto fare questo tentativo perché la signora che seguivamo dal 2016 aveva intrapreso un percorso importante che aveva portato anche al dispiego di risorse da parte del centro ma soprattutto per il fatto che c’è anche un danno all’immagine del centro stesso perché altre donne che volessero rivolgersi a un centro antiviolenza potrebbero a causa di un episodio di violenza come questo essere frenate dal denunciare fidanzati o mariti e intraprendere percorsi da questo tipo”.

L’udienza per la lettura della sentenza è stata fissata al prossimo 17 aprile. L’avvocato Calafato, che tutela gli interessi sia di Arosha Rajapaks, sia di Massimo Graziano ha chiesto come provvisionale 50 mila euro a testa. Per il Cerchio delle relazioni invece la richiesta è di 10 mila euro.

La costituzione del Cerchio delle Relazioni come parte civile – avvenuta formalmente a metà dicembre – era stata così commentata dalla responsabile del centro antiviolenza Mascherona Manuela Caccioni: “Questo riconoscimento – afferma Caccioni – è una soddisfazione per noi e per il lavoro che svolgiamo da più di dieci anni al fianco delle donne che subiscono violenze. La nostra attività comincia ad essere considerata e valutata anche nelle aule di Giustizia”.

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