Il processo

Omicidio Molassana, la sorella di Di Maria: “Beron disse che aveva salvato mio fratello da N’Diaye”

La fidanzata di Morso: “Quella sera mi chiamò Guido, urlava che era una trappola e che volevano ammazzarlo"

corsia pronto soccorso

Genova. “Davide? L’ho conosciuto tre mesi fa, l’ho salvato da Marco che voleva ammazzarlo”. Lo avrebbe detto Cristian Beron a Rossella Di Maria, sorella di Davide il 27enne ucciso con una coltellata il 17 settembre 2016 in un appartamento di Molassana. A riferire l’inquietante frase nel corso di una cena un paio di settimane prima dell’omicidio è la stessa giovane, sentita in aula davanti alla corte d’assise di Genova nel processo che vede Guido Morso imputato dell’omicidio e Marco N’Diaye, Vincenzo Morso e Cristian Beron imputati di rissa aggravata dalla morte. Dopo la frase di Beron Rossella avrebbe chiesto immeditamente ulteriori delucidazioni ma lo stesso Davide Di Maria con una gomitata all’amico avrebbe fatto capire che non era il caso di parlarne, Anche nelle ore successive la ragazza non era riuscita ad avere alcuna spiegazione dal fratello e la questione era finita lì.

Nell’udienza di questa mattina è stata sentita come testimone anche la madre di Davide e Andrea Molinelli, consulente tecnico della famiglia Di Maria, secondo il quale le ferite lievi sulla parte posteriore delle cosce di Marco N’Diaye e la coltellata mortale a Davide Di Maria potrebbero verosimilmente essere state sferrate con la stessa arma, vale a dire un coltello liscio non seghettato. Cristian Beron nella scorsa udienza aveva raccontato di aver visto Guido Morso ferire con un coltello le gambe di Marco N’D’diaye ma l’arma non è mai stata trovata.

In aula oggi è stata sentita anche Martina Guttuso, 27 anni, da quasi quattro fidanzata di Guido Morso. La ragazza ha ribadito più volte come Davide Di Maria e Guido Morso fossero parecchio amici: “Si sentivano ogni giorno e in quel periodo quasi ogni giorno andavano insieme al mare. Ancora due giorni prima dell’’omicidio ero all’Ikea con Guido, lo ha chiamato Davide e si sono visti come spesso accadeva dall’autoscuola vicino all’ingresso dell’autostrada: io ero rimasta a distanza in macchina ma li ho visti che ridevano, e scherzavano dandosi pacche sulle spalle.

Il giorno dell’omicidio Martina racconta che “avevamo fatto una passeggiata al porto antico e abbiamo mangiato un panino. Poi siamo andati in piazza Alimonda a prendere il caffè. Guido doveva andare in palestra io incontrare dei colleghi di Milano. Ci saremmo rivisti a cena. In piazza Alimonda però Guido riceve una telefonata di qualcuno che insiste per vederlo. ho visto che ha chiamato suo padre che è venuto in piazza Alimonda e si sono parlati, ma io sono rimasta in disparte perché stavo badando al cane”.

Alla domanda se sapesse che il fidanzato faceva uso di stupefacenti la ragazza, che ha raccontato di convivere con il giovane Morso dalla primavera dl 2016 ha detto che lo sapeva ma che “Guido era in cura al sert e comunque in casa mia di droga non ne entrava, forse qualcosa per uso personale, ma niente di più”. E i 3 chilogrammi di droga venduti da Morso a Di Maria? “Non ne sapevo niente e comunque io lavoro dalla mattina alla sera in ufficio in piazza Piccapietra e non sapevo bene come passasse tutta la Giornata Guido”. La ragazza ammette inoltre di “non sapere” che lavoro faceva il suocero Vincenzo Morso né il fratello di Guido.

Rispetto a cosa accadde quel pomeriggio del 17 settembre a Molassana la 27enne ricorda: “Ad un certo punto ho ricevuto una telefonata da Guido. Era concitato e continuava a ripetere ‘ Era una trappola, mi volevano ammazzare’”.

Più informazioni
leggi anche
Arresto a Chiavari di Vincenzo Morso
Il processo
Omicidio Molassana, Vincenzo Morso al pm: “Se fossimo stati noi lo avremmo ammesso”
Arresto di Enzo Morso
Nuova svolta
Omicidio di Molassana, per Vincenzo e Guido Morso è certo lo sconto di pena
sparatoria molassana omicidio
Cronaca
Omicidio Molassana, il pm: “I Morso pronti a uccidere”. Chiesti 19 anni per Vincenzo e Guido

Per favore, disabilita AdBlock per continuare a leggere.

Genova24 è un quotidiano online gratuito che non riceve finanziamenti pubblici: l’unica fonte di sostegno del nostro lavoro è rappresentata dalle inserzioni pubblicitarie, che ci permettono di esistere e di coprire i costi di gestione e del personale.
Per visualizzare i nostri contenuti, scritti e prodotti da giornalisti a tempo pieno, non chiediamo e non chiederemo mai un pagamento: in cambio, però, vi preghiamo di accettare la presenza dei banner, per consentire a Genova24 di restare un giornale gratuito.