Stato-regione

Porti, fisco e gli altri temi: Toti scrive al governo per avviare il processo di autonomia per la Liguria

Sono 12 le materie sulle quali la giunta chiederà più libertà di azione, obbiettivo: unirsi al tavolo aperto già con Lombardia ed Emilia Romagna

Genova. Porti e aeroporto, grandi reti di trasporto e navigazione, commercio estero, coordinamento di finanza pubblica e del sistema tributario, tutela dell’ambiente. Oltre a sostegno dell’innovazione nelle imprese produttive, tutela della salute, ricerca scientifica e tecnologica, protezione civile, governo del territorio, ordinamento della comunicazione, previdenza complementare e integrativa, tutela dell’ambiente.

Sono 5 + 7 le materie sulle quali la Regione Liguria è intenzionata a intraprendere una strada verso l’autonomia. Dopo la riunione di giunta di oggi il presidente Giovanni Toti ha inviato al presidente del consiglio Gentiloni una lettera con cui chiede formalmente all’esecutivo di avviare una trattativa (ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione) per il riconoscimento alla Liguria di forme e condizioni particolari di autonomia.

La Liguria vuole così sedersi da gennaio al tavolo già aperto anche con Lombardia ed Emilia Romagna. L’obbiettivo è arrivare a una prima intesa con il governo in carica, prima della legislatura. “Doveroso procedere in questa direzione – dice Toti – ma la risoluzione sarà sottoposta al voto del consiglio regionale, probabilmente già verso la fine di gennaio, auspicando un’approvazione unanime”.

“Nel 1991 mi sono innamorata della politica proprio perché stava prendendo forma il tema dell’autonomia dei territori – ha affermato la vicepresidente della Regione Sonia Viale – oggi i tempi in Liguria sono maturi per chiedere una maggiore autonomia, la nostra sarà una trattativa, eventualmente oggetto di modifiche, vuole essere il più possibile un percorso partecipato e condiviso”.

Tema particolarmente caldo quello della portualità: “Il sistema portuale ligure – interviene l’assessore allo Sviluppo economico Edoardo Rixi – è il primo d’Italia e garantisce ogni anno un incasso per lo Stato di circa 8 miliardi di euro tra iva e accise, ciò che chiediamo – aggiunge – è una quota di quelle risorse da reinvestire sul territorio e sulla logistica”.

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