Genova. Il Consiglio di amministrazione di Banca Carige avrebbe deliberato nella serata di ieri, a un centesimo, il prezzo delle nuove azioni per l’aumento di capitale, stimato in 560 milioni. Si apprende da fonti vicino alla banca. Questa mattina Carige ha comunicato che non si sono realizzate le condizioni per la costituzione del Consorzio di garanzia, il soggetto che dovrebbe farsi carico delle azioni se le cose non dovessero andare nel verso giusto (però Credit Suisse, Deutsche Bank e Barclays avrebbero cercato di tutelarsi chiedendo un elevato sconto sul prezzo teorico ex diritto e il banco è saltato). Il consorzio di garanzia è, appunto, una garanzia in vista dell’aumento di capitale da 560 milioni che avrebbe dovuto essere messo in atto entro il 7 dicembre. Al momento il titolo è sospeso in attesa di comunicazioni conseguenti al cda in corso.
Attesa che i piccoli azionisti di Carige, associazione presieduta da Silvio De Secondo, stanno vivendo con apprensione. “Siamo molto, molto preoccupati – dice – Certo, come associazione non daremo indicazioni specifiche e ciascuno farà le proprie valutazioni, ma la situazione genera molta preoccupazione”. De Secondo ha ricordato l’incontro tra i piccoli azionisti e l’ad di Carige avvenuto il 4 ottobre, incontro durante il quale è stato ricordato il ‘peso’ che i piccoli azionisti hanno nel capitale sociale della banca ed è stata tra l’altro formulata la richiesta di rappresentanza in cda.
“L’Istituto è importante per l’intera regione, sono molte le imprese che ancora lavorano con Carige. Bisogna cercare di salvare la banca – ha detto l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Edoardo Rixi – Credo che a livello nazionale si prendano provvedimenti prima che la situazione diventi esplosiva. Dobbiamo cercare di risollevare l’istituto e consentire alle imprese di avere una banca del territorio“.
Al momento alcune analisi di mercato ipotizzano addirittura la necessità futura di un aiuto di stato per salvare Carige. Banca Akros – riporta Milano Finanza – non esclude che Banca Carige possa essere messa in risoluzione. “Probabilmente seguirebbe una separazione fra asset in positivo e quelli che perdono (good asset/bad asset) – si legge – con la bridge bank che verrebbe ricapitalizzata grazie all’intervento dello Stato e aggregata a un gruppo più grande, mentre le Npe, esposizioni non performanti, probabilmente sarebbero trasferite a un investitore specializzato per un recupero futuro”.