Buona scuola?

Alternanza scuola-lavoro, i prof scendono in piazza con gli studenti: 10 novembre nuovo sciopero

Una cinquantina di docenti hanno raccolto firme e scritto una lettera da inviare al ministero dell'Istruzione

corteo studenti 13 ottobre

Genova. Per ora hanno raccolto solo una cinquantina di firme ma la protesta potrebbe crescere ulteriormente. Dal liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Genova prendere campo in altri istituti per dire basta all’alternanza scuola-lavoro così come è organizzata oggi dall’impianto di leggi della “Buona Scuola”.

“Da due anni ormai, come insegnanti della scuola pubblica stiamo subendo l’alternanza scuola-lavoro con tutti i problemi e i guasti che essa provoca – afferma Ugo Gabaldi, docente, uno dei promotori della petizione – oltre all’aggravio del carico di lavoro burocratico, non pagato ovviamente, stiamo assistendo  a qualunque cosa”.

Le critiche. I professori puntano il dito contro percorsi totalmente sganciati dal lavoro in classe e dall’indirizzo di studi fatti unicamente per accumulare ore ed espletare l’obbligo di legge; ore sottratte all’insegnamento in classe; piccoli gruppi di studenti che spariscono per giorni rompendo il gruppo classe per 2-3 mesi, oltre a lavori ripetitivi e solamente esecutivi privi di qualsiasi elemento formativo.

“Per non parlare, poi, di tutti i casi di vero e proprio sfruttamento di cui leggiamo sui media. I nostri studenti lo hanno capito e il 13 ottobre scorso hanno protestato in modo massiccio – continua – crediamo sia necessario non lasciarli soli”.

La lettera-petizione sta girando in questi giorni in molte scuole superiori cittadine e già oggi sarà inviata al ministero dell’Istruzione, in vista dello sciopero del 10 novembre. A Genova previsto un presidio alle 9e30 davanti alla prefettura.

Ecco il testo integrale della lettera:

Siamo un gruppo di insegnanti di alcune scuole superiori genovesi e come tali crediamo che, anche se in ritardo, dopo due anni in cui l’abbiamo sperimentata non sia più rinviabile il momento di esprimere e fare sentire in modo forte e chiaro la nostra radicale opposizione rispetto all’Alternanza Scuola – Lavoro (ASL), uno degli elementi della Legge 107 (la cosiddetta  “Buona Scuola”) che sta provocando nell’immediato i danni maggiori nelle scuole superiori. Poche settimane fa gli studenti hanno manifestato in tutta Italia e in modo massiccio contro l’ASL e hanno dimostrato di avere perfettamente capito (sperimentandolo anch’ essi sulla propria pelle) l’insensato meccanismo a cui sono sottoposti.

Accade di tutto e di più: attività completamente sganciate dal lavoro in classe e dall’indirizzo di studio (cosa particolarmente evidente e grave nell’ambito della formazione liceale), moltissime ore sottratte all’insegnamento, spesso con piccoli gruppi di studenti che rompono il gruppo classe per 2-3 mesi, lavori ripetitivi e meramente esecutivi in cui vi è pochissima formazione. Gli esempi sono ormai moltissimi e diffusi in tutto il territorio nazionale, anche se  i media ne parlano poco: si va dagli studenti dello scientifico di Trieste che fanno le maschere nei cinema agli studenti che servono il caffè nei bar dell’autostrada Roma-Firenze, togliendo ore di lavoro e retribuzione ai dipendenti, agli studenti che controllano il braccialetto al polso all’ingresso dei padiglioni di Lucca Comics. Quanto tempo ci vuole per imparare tali importanti mansioni? E tutto il resto cos’è se non sfruttamento di lavoro
gratuito? Come, per esempio accadrà il 15 novembre quando a Bologna aprirà “FICO”, che Oscar Farinetti (il proprietario di Eataly) definisce “Il più grande parco al mondo per l’enogastromia”. Quello che magari non tutti sanno è che, grazie alla “Buona Scuola” , il sig. Farinetti si ritroverà in dote VENTIMILA studenti che lavoreranno gratis per lui per 300.000 ore di alternanza scuola-lavoro.

Ma, per quanto già gravissimi, non sono questi gli aspetti peggiori dell’ASL, il problema di fondo è che essa modifica radicalmente il ruolo che la scuola pubblica, nonostante tutto, ha avuto e continua ad avere.
La formazione aziendale, anche quando è effettiva e non finta come spesso sta avvenendo, si caratterizza per l’apprendimento rapido di nozioni o saper fare decontestualizzati, da dismettere rapidamente per acquisire altre competenze analoghe, come è tipico di una forza lavoro flessibile e precaria. È evidente che tale approccio è tutt’altro rispetto allo sviluppo delle capacità critiche di cogliere i nessi, di sviluppare una visione d’insieme dei fenomeni, di analizzare i singoli tasselli di sistemi con diversi livelli di complessità, tutte cose che caratterizzano la didattica nella migliore tradizione della scuola pubblica.
L’ASL ha anche un obiettivo valoriale, che è quello dell’assimilazione della cultura d’impresa, della condivisione dei fini imprenditoriali, in particolare della logica della gerarchizzazione. Il rischio è la subordinazione degli obiettivi della scuola pubblica agli interessi imprenditoriali, in netto contrasto con il ruolo che la Costituzione assegna alla scuola, che deve formare un cittadino in grado ovviamente di inserirsi nel mondo del lavoro e nella società, ma in modo critico e consapevole.

Che fare, dunque? In primo luogo, pensiamo si debba appoggiare in tutti i modi la protesta studentesca ed iniziare a protestare anche noi. La prima occasione per farlo è lo sciopero generale della scuola indetto per il 10 novembre dai sindacati di base della scuola, a cui invitiamo tutti i colleghi a partecipare aldilà delle appartenenze sindacali. L’obbiettivo principale e di lungo periodo dovrebbe essere quello di arrivare all’abolizione dell’ASL così come è stata pensata e attuata, mentre nel breve termine quello, almeno, di trovare i modi per limitarne al massimo i danni.
Le proposte che circolano sono parecchie e offrono diverse possibiità:

1) per esempio, sfruttando la per altri versi nefasta autonomia scolastica attribuire ai Collegi Docenti la possibilità di decidere se praticare l’ASL o meno e di stabilire nel PTOF un limite massimo di ore sottratte all’insegnamento curricolare (e quindi ben inferiore alle 400/200 ore previste);
2) scegliere attività che coinvolgano contemporaneamente tutta la classe, evitando di prelevare 2 – 3 studenti alla volta per magari 2 – 3 mesi di lezioni, con una continua frantumazione del gruppo classe;
3) tali limiti, previsti nel PTOF deliberato dal Collegio e approvato dal Consiglio d’istituto, devono essere inderogabili per i Consigli di classe e ancor più per funzioni strumentali o tutor;
4) non svolgere ASL con imprese che in tempi recenti abbiano licenziato o usato la cassa integrazione o la mobilità, perché in tal caso il rischio di un uso sostitutivo del lavoro degli studenti è ancora più forte;
5) non svolgere ASL con imprese che abbiano dimostrato di non rispettare i principi costituzionali e la legalità e quindi siano in contrasto con i fini formativi della scuola pubblica (danni ambientali, mancato rispetto delle norme sulla sicurezza, etc.);
6) non svolgere ASL con corpi militari ( come è successo in Sardegna e Sicilia a seguito di convenzioni tra Ministero e Forze Armate, NATO), nel rispetto dello spirito dell’art. 11 Cost.;
7) non valutare gli studenti in base alla certificazione delle competenze elaborata dai tutor aziendali o scolastici, neanche per la condotta; è evidente come tale previsione delle Linee guida (ai sensi dell’art. 5 del D.Lgs. 15 aprile 2005, n. 77, il tutor formativo esterno «… fornisce all’istituzione scolastica o formativa ogni elemento atto a verificare e valutare le attività dello studente e l’efficacia dei processi formativi),
che comunque ribadiscono la piena sovranità dei Consigli di classe sulla valutazione, apra la porta ad un crescente condizionamento anche dell’attività di valutazione, che dovrebbe essere preservata dal principio costituzionale della libertà d’insegnamento.

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