Genova. Truffe e riciclaggio dei soldi per conto di un’organizzazione. Il 35enne arrestato dai carabinieri grazie all’intuito di una dipendente postale e che ieri ha patteggiato una condanna a tre anni e sei mesi per truffa, sarebbe solo la punta dell’iceberg.
Dietro i 40 mila euro, ricavati dalle truffe on line in soli venti giorni ci sarebbe infatti, secondo la Procura di Genova, un sistema molto più vasto e sul quale sono ancora in corso le indagini.
Una organizzazione che riesce a mettere a segno truffe “classiche” sui siti di vendite in rete facendosi pagare acconti per merci che non arrivano poi al destinatario ma anche a ‘bucare’ i
sistemi di prenotazioni e vendite.
Gli hacker professionisti, secondo gli inquirenti, si sostituiscono ai veri amministratori per truffare i clienti.
La procura di Genova ha aperto un’inchiesta, al momento a carico di ignoti, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e frode informatica. Il sistema è ormai collaudato. C’è chi si intromette nei sistemi dei siti e si finge poi venditore che offre gli oggetti più disparati fino ai soggiorni vacanza.
Il cliente contatta l’autore dell’annuncio il quale gli propone una trattativa privata: a
quel punto si conclude l’affare con il versamento di un acconto su un conto postepay senza, ovviamente, ricevere nulla in cambio. Gli hacker a cui la procura sta dando la caccia sono anche in grado di entrare nelle mail di imprenditori e carpirne le eventuali fatture da pagare.
La documentazione viene copiata e alterata mettendo un altro codice iban: l’imprenditore così versa all’hacker la somma dovuta ad altri.