Genova. Non piace ai sindacati il sistema ideato dalla Regione Liguria per aggirare l’ostacolo creato dalla Corte dei Conti in merito al cosiddetto “fondino”, considerato dai giudici illegittimo da un punto di vista costituzionale. L’escamotage sarebbe “girare” il fondino su investimenti per le aziende e “rimborsare” in questo modo le stesse aziende che, come Amt ha già fatto per 3 milioni di euro, hanno speso i loro risparmi per favorire gli esodi.
La misura, frutto di accordi sindacali, consiste in un milione di euro che la Regione stanzia ogni anno a bilancio fino al 2026 grazie a un mutuo contratto da Filse con Banca San Paolo. Il fondo, utilizzato per pagare procedure di esodo anticipato e mobilità del personale delle aziende di trasporto liguri, è quindi riservato a spese correnti, e non di investimento, come previsto dalla legge.
L’assessore regionale ai Trasporti Gianni Berrino, che ha incontrato i sindacati di Cgil, Cisl, Uil, Faisa Cisal e Ugl, ha spiegato di aver trovato con i suoi uffici una “soluzione tecnica a un parere giuridico”. La soluzione, già passata in giunta e in attesa di votazione entro fine mese in consiglio regionale, è quella di spostare le risorse destinate al piano di esodo su investimenti per il trasporto pubblico locale con copertura per ammortamenti “non sterilizzati” (cioè per cui non siano già stati utilizzati fondi pubblici”.
La soluzione però non piace ai sindacati: “Questo tipo di investimento andrà in conto capitale e in bilancio a parte corrente e quindi si creano problemi ai conti delle aziende – dice Edgardo Fano, segretario provinciale della Faisa Cisal – tenendo conto che dovremo avere a che fare anche con la decurtazione del fondo nazionale e, relativamente ad Amt, a 3 milioni che mancano dal bilancio 2017 del Comune di Genova”.
Anche se il bilancio di Amt dovrebbe comunque chiudere senza “rosso”, i sindacati chiedono un incontro urgente con l’azienda. “Per noi il fondino non è morto – dice Edgardo Fano, segretario genovese della Faisa Cisal – per noi resta necessario per favorire il ricambio generazionale e per abbassare i costi del personale”.