Genova. La querelle sul pesto che da alcuni giorni sta opponendo la Liguria all’Inghilterra, non è ancora finita. A mettere ancora una volta i puntini sulle i, questa volta, è Laura Benazzi, export manager di Perla srl, storica azienda agro-alimentare di Santa Margherita Ligure, e vice-presidente del Consorzio del Pesto Genovese.
“Vorrei ringraziare il Governatore Toti per aver prontamente difeso il nostro pesto dagli attacchi del The Guardian – spiega Benazzi – Gli inglesi l’hanno fatta grossa. Hanno toccato il cuore stesso del genovesato, e anche se la fama e il credito di cui gode il pesto sono al di sopra di qualsivoglia polemica, l’occasione è propizia per mettere alcuni puntini sulle “i” ed evitare, in futuro, certi equivoci”.
“Chi aderisce al consorzio del pesto usa solo materie prime di alta qualità – sottolinea – Noi cerchiamo in tutti i modi di elevarci a uno standard superiore a quello delle industrie italiane che operano fuori regione e che offrono un prodotto tanto economico quanto scadente”.
Come distinguere un pesto alla genovese da una banale salsa verde? “Il nocciolo è la pastorizzazione. Il pesto non va assolutamente pastorizzato perché cambia colore, aroma e sapore”.
“Come aderente al Consorzio del Pesto – conclude Benazzi – chiedo un incontro con il governatore per dare il la a un tavolo di lavoro aperto a tutti i produttori liguri. Urge parlare concretamente di una nuova strategia di tutela. Dobbiamo giungere a una certificazione reale, come quella ottenuta da altri prodotti tipici italiani. Ogni giorno, in Italia, spuntano nuovi produttori con disponibilità economiche enormi. Il loro scopo è solo quello di speculare sul pesto, preferendo investire in pubblicità anziché in qualità, esportando un prodotto imbarazzante e creando danni d’immagine enormi a noi e alla nostra Regione”.