Roma. E’ durata quasi tutto il giorno la riunione nazionale della Cgil e della Fiom a Roma sulla vicenda Ilva. Tra i presenti l’ex segretario generale della Fiom Maurizio Landini, il segretario nazionale Rosario Rappa, i segretari provinciali delle Fiom di Genova e Taranto e delle principali altre categorie coinvolte: non solo i metalmeccanici ma anche i marittimi che lavorano sulle banchine, gli edili, gli elettrici e tutto l’indotto.
Quel che si sa è che a una settimana dal corteo genovese e soprattutto dall’improvviso dietrofront del Governo che ha rimandato ad AncelorMittal la proposta sugli esuberi e gli azzeramenti dei contratti integrativi, seppur la lettera inviata tre giorni prima fosse stata firmata anche dai commissari del Governo, nulla di ufficiale si è mosso sotto il sole di questo strano ottobre. “Fino ad oggi nonostante le voci – conferma il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro – dal Governo non è arrivata alcuna nuova convocazione e neppure sappiamo che prima della nuova data ci arriverà direttamente una proposta scritta oppure no”. Difficile ipotizzare che il Governo rischi di avere di nuovo i sindacati sulle barricate ancora prima di sedersi a un tavolo: “Sì ma la sostanza non cambia – ribadisce Manganaro – se ci saranno esuberi o tagli ai salari per la Cgil e la Fiom sarà comunque una proposta irricevibile”.
Intanto a Genova resta ancora senza risposta la richiesta – fatta da sindacati e istituzioni – di un tavolo urgente su Genova e sul suo accordo di programma. Finora anche su questo fronte nessuna risposta: domattina i segretari genovesi di Fiom, Fim e Uilm insieme all’rsu dell’Ilva si sono dati appuntamento per definire insieme una linea comune. Quel che è certo è che il clima torna ad essere quantomeno nervoso.