La storia

Genova tra turismo e mugugno: secchiate d’acqua sugli artisti di strada

Giovedì pomeriggio in via San Lorenzo. Su Facebook indignazione e tanta solidarietà

artisti di strada
Foto d'archivio

Genova. L’altra faccia di Genova, nel week end dei Rolli e del tutto esaurito, è una secchiata d’acqua che cade dall’alto, da una mano (ancora) anonima, su due artisti di strada che, nel rispetto del regolamento attuale, si stavano esibendo in via San Lorenzo, nel cuore della città turistica.

E’ il tardo pomeriggio di giovedì: Jane e Francesco fanno cover, voce e chitarra. Sono musicisti con anni di esperienza alle spalle (e non strimpellatori alle prime armi potenzialmente molesti).  Possono suonare fino alle 20, ma causa “doccia fredda” interrompono e vanno via prima del tempo. Fortunatamente gli strumenti, cassa, chitarra e spartiti, sono salvi.

Siamo rimasti un po’ scioccati, ma abbiamo ricevuto anche tanta solidarietà dai passanti”, racconta la cantante, 24enne di Asti, ma genovese d’adozione per studio e per “amore” – Suoniamo a Genova da un paio di mesi, ma è la prima volta che accade. Bastava comunque parlarne – continua – non volevamo certo dare fastidio”.

Quel pomeriggio, prima di loro, non c’erano state altre esibizioni e il volume era nella norma. Nonostante questo, poco prima si era levata la voce di una passante: “Qua ci abitano delle persone”.

A finire sotto accusa questa volta non è più la movida rumorosa, ma gli artisti di strada. Cose che capitano, ogni tanto, a Genova. In attesa che, dopo gli sviluppi annunciati ai primi di settembre sia attivata anche nel capoluogo ligure la App (fornita dalla Federazione nazionale degli artisti di strada) che, come già a Pesaro, Trieste e Torino servirà a censire le esibizioni in San Lorenzo, via San Vincenzo, piazza Matteotti e via XX Settembre. (Ne abbiamo parlato qui).

Eppure, anche se ancora lontani da certe realtà (e sensibilità) europee, l’arte di strada pare fare breccia anche nei cuori dei genovesi. “Genova per me è stata fin da subito un’esperienza positiva – spiega Jane che qui ha fatto l’università (fuori casa) – una continua esplorazione, anche se inizialmente è stato difficile entrare in sintonia con i genovesi. Bisogna imparare a conoscerli, ma ogni città ha il suo modo di essere e quando riesci a capirlo diventa tutto più facile”.

E nonostante la doccia fredda, c’è anche spazio (un po’ più in là) per l’accoglienza. “Ci siamo spostati in piazza Matteotti, lì è andata molto bene. Si sono fermati in molti, si sono seduti in cerchio e hanno assistito fino alla fine. Abbiamo suonato un’ora e la serata si è risollevata”.

L’arte di strada, però, non è sempre compresa. Qualcuno li chiama “barboni”, altri puntano il dito sul rispetto di regole e spazi. “Dicono che così non siamo regolamentati, ma lo siamo. Il regolamento c’è, l’abbiamo letto e lo seguiamo”. Alla fine restano poche voci isolate (spesso commenti su Facebook) anche a Genova, città da sempre restia alle novità (ma anche musa ispiratrice). “Suonare per strada, se vogliamo, è più poetico – spiega l’artista 24enne – perché hai davanti la reazione immediata. E’ bello vedere l’effetto che fa la tua musica sulle persone. La prima volta ero un po’ intimidita – confessa – ma poi, quando la gente si ferma e ti ringrazia, allora sei contenta”.

E su Facebook, d’altra parte, gli attestati di stima e solidarietà non sono mancati. Sulla pagina “Artisti di strada a Genova“, che ha “denunciato” l’episodio, quasi un migliaio di likes e centinaia di condivisioni (indignate) e commenti.

Tra rassegnazione generale e chi invita a non darla vinta a chi vuol “far morire la città” a suon di mugugni, l’invito è di continuare a fare musica, e arte, per le strade. “Non mollate! Anche Genova deve diventare una città per e con gli artisti di strada! Degrado ne abbiamo già fin troppo”, suggerisce Lia.

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