Liguria. “Gentiloni leader del centrosinistra? Prima la legge elettorale. Il Ddl sulle intercettazioni non è un bavaglio. Ed in Liguria abbiamo sbagliato linea sulle alleanze, per questo abbiamo perso le elezioni a Genova e La Spezia”. Sono questi gli argomenti principali affrontati da Andrea Orlando ieri sera alla Festa de L’Unità di Savona: il ministro della Giustizia è arrivato in serata per partecipare ad un dibattito insieme ai parlamentari Anna Giacobbe e Franco Vazio.
Ad attenderlo un po’ tutto lo “stato maggiore” del Pd locale, dal segretario Vigliercio ai sindaci del territorio agli ex assessori della giunta Berruti. Orlando tornava a Savona dopo l’ultimo comizio, lo scorso aprile in piazza del Popolo, durante le primarie in cui nel savonese è stato sonoramente sconfitto da Matteo Renzi. Nel commentare quel risultato Orlando non fa passi indietro: “Io sono convinto del fatto che la linea politica che abbiamo indicato fosse giusta; purtroppo in Liguria non l’abbiamo seguita a partire dalle elezioni regionali, ed il fatto di non aver dato quell’impostazione al partito ed al sistema delle alleanze ci ha fortemente penalizzato alle elezioni amministrative di Genova e La Spezia. Credo che oggi ci siano molti elementi di riflessione per chi teorizzava la solitudine del Pd e per chi riteneva che da soli ‘si faccia meglio e di più’. Da soli in questo momento si perde”.
La partita però ora si gioca sui tavoli nazionali, e per questo Orlando è intervenuto sul tema della possibile leadership di Gentiloni per il centrosinistra, proposta dal governatore della Puglia. “Io credo che questo sia un punto di partenza sbagliato – ha spiegato il ministro – La questione fondamentale in questo momento è la legge elettorale: non si può dire chi giocherà se non si sa quali sono le regole del gioco. E io credo che prima di tutto noi dobbiamo sforzarci di cambiare quelle regole. Dobbiamo costruire una legge elettorale che consenta la nascita di una coalizione, e soprattutto la governabilità il giorno dopo le elezioni. E’ un dato che interessa il Paese prima ancora che il Pd: non possiamo permetterci di avere mesi di ingovernabilità, perché brucerebbero i risultati anche positivi che stiamo riuscendo ad ottenere sul fronte economico”.
Inevitabile anche una battuta sul disegno di legge sulle intercettazioni, da più parti visto come una sorta di “bavaglio” per magistratura e media. Orlando nega: “Mi pare che non ci sia nessuna sanzione nei confronti dei giornalisti, né sia prevista una restrizione degli strumenti attraverso i quali realizzare le indagini. Il tema è semplicemente sottrarre ai fascicoli processuali le intercettazioni che non hanno rilevanza penale, e che spesso includono persone che non sono neppure coinvolte nel processo determinando anche fatti gravi. Quello che credo si potrà capire sin dalla prima uscita e alla conclusione di queste consultazioni è che le illazioni che oggi si stanno spandendo su questo decreto sono totalmente prive di fondamento. Oggi (ieri, ndr) abbiamo incontrato magistrati e giuristi, e nessuno ha paventato l’ipotesi che questo intervento possa incidere negativamente sui processi che attualmente sono in corso”.
In chiusura una considerazione sulle prossime elezioni in Sicilia, viste da alcuni come un “banco di prova” per la successiva sfida nazionale: “Tutte le elezioni sono un banco di prova – ha tagliato corto Orlando – non un verdetto, ma sicuramente un indizio. Sono importanti perché votano 6 milioni di persone, ma anche perché ci aiutano a capire quale è il clima nel paese”.