Tentar non nuoce

Alla ricerca dell’anello perduto, la richiesta di aiuto di Alessandra: “Era di mio nonno, non l’ho mai tolto, e ora non c’è più”

Smarrito in un negozio a Voltri domenica pomeriggio racchiude una bella storia familiare: "Sono disposta a pagare una ricompensa a chi lo ritroverà", dice la proprietaria

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Genova. Oro giallo, acquamarina, ricordi. Di questo è composto l’anello che Alessandra Ghezzi, genovese di 44 anni, ha perso alcuni giorni fa all’interno di un negozio a Voltri. Il gioiello – di taglio maschile, non di enorme valore economico, precisa lei, ma di sterminato valore affettivo – apparteneva al nonno, Pino, che lo acquistò con il suo primo stipendio nel 1936.

Alessandra ha pubblicato la sua “richiesta d’aiuto” su alcuni gruppi Facebook di quartiere. L’anello è stato smarrito il 16 luglio intorno alle 16 in piazza Odicini, all’interno della Bottega del goloso, una gelateria. La donna ha comprato il gelato ed è uscita, andando via in auto. Pochi minuti. “E’ pressoché impossibile che io lo ritrovi, ma tento per disperazione. Chiunque lo ritrovasse mi contatti”.

Una storia che ci ha commosso e che Alessandra Ghezzi ci ha raccontato nel dettaglio, quella che la lega all’anello. “Il mio nonno Giuseppe ‘Pino’ Ghezzi è nato il 30 maggio 1908 a Novi Ligure e si è trasferito bambino con i genitori a Genova, nel quartiere di Rivarolo – scrive la nipote – Ha sempre avuto una passione per la meccanica, era capace di aggiustare qualsiasi cose. Era milite nella Croce d’Oro di Rivarolo, appunto, dove aggiustava le auto. Ha fatto il servizio militare a Roma come autista di un Generale, che ha accompagnato al matrimonio di Umberto II, il “re di maggio”. Tornato a Genova, grazie ad una lettera di encomio del generale, è entrato come operaio tornitore alla Ansaldo San Giorgio, a Teglia, dove ha lavorato anche durante la guerra, esentato dall’impegno militare grazie alla sua maestria nel lavoro. Con il suo primo stipendio ha acquistato un anello di oro giallo e acquamarina che ha portato al mignolo per tutta a vita”.

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(il nonno Pino è il primo a destra)
Alessandra continua: “Io amavo mio nonno, che per me ha sempre rappresentato la saggezza, la nobiltà d’animo, la capacità di risolvere qualunque situazione. Fin da bambina ammiravo quell’anello ed ascoltavo i suoi racconti incantata. Un giorno mi ha promesso che, alla sua morte, l’anello sarebbe stato mio. Così è stato, nel 1994 se n’è andato e l’anello, da allora, è sempre stato al mio dito. Mai tolto, mai. Lo toccavo, lo tenevo come un amuleto, forse un po’ scioccamente ho sempre pensato che quell’anello in qualche modo fosse la protezione di mio nonno anche dopo la sua dipartita. Poi, all’improvviso, due giorni fa, mi sono toccata il dito e l’anello non c’era più. Ero appena stata in gelateria dunque ho ripercorso la strada e cercato ovunque. Per ora non l’ho ritrovato, ma sono disposta a pagare una ricompensa di valore superiore a quello dell’anello a chi mi riporterà questo prezioso ricordo”.

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