Domani

Rapallo, il Pcl: “Portiamo il saluto ai Giovani Industriali: “La crisi la paghino i padroni”

manifestazione santa margherita contro giovani industriali acari pcl
Foto d'archivio

Rapallo. “Mentre le tre destre (PD, FI-Lega e M5S) sono all’affannosa e disperata ricerca di un modo per spartirsi il bottino di una legge elettorale che dovrebbe garantir loro il governo del paese, gli stati maggiori riuniti della borghesia italiana assistono alla triste messinscena, in disparte quanto basta per poter prendere le distanze dalla penosa contesa, ma perfettamente partecipi e coinvolti nell’impresa di salvare, con ‘la capra’ di una legge elettorale pronta alla bisogna, anche e soprattutto ‘i cavoli’ degli interessi materiali che quella legge elettorale (e il sistema politico-istituzionale che è in procinto di partorirla) dovrà salvaguardare”. Si legge in una nota nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori proprio alla vigilia del convegno dei Giovani Industriali, che si svolgerà domani a Rapallo.

“Il gioco delle parti è il solito: da una parte la borghesia (e l’avanguardia dei suoi padri politici illuminati: Napolitano, Prodi, Veltroni) a scongiurare il voto anticipato e a dare le pagelle di fine anno scolastico ai suoi servitori politici – e nel contempo a stilare la lista della prossima spesa; dall’altra i riottosi partiti che stentano a mettersi in riga, con il rischio di consegnare l’Italia al “caos”, all'”incertezza” e all'”instabilità”.
I padroni sono ben consapevoli che il caos e l’instabilità da essi paventata non sono altro che il risvolto naturale di una crisi economica, sociale e politica sempre più ingestibile (con buona pace delle leggi elettorali) e sempre meno governabile. Il terreno su cui poggiano i loro interessi, in Italia come altrove, è destinato a franare insieme al terreno su cui poggiano i vani tentativi della politica e delle classi dirigenti borghesi di tenere in piedi il loro fatiscente edificio. La stridente contraddizione fra la credibilità del mondo politico tradizionale, scioltasi nel tempo come neve al sole, e la protervia con cui insiste l’aggressione capitalista è uno degli elementi che permette ai padroni di proporsi sfacciatamente come alternativa a quella classe politica che pure costituisce il suo comitato d’affari, come se in tutti questi anni le scelte e le politiche dei padroni fossero state diverse o opposte rispetto a quelle dei governi di ogni colore che si sono succeduti”, prosegue la note.

“L’annuale convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria, a Rapallo, servirà, come ogni volta e come in tutte le parate dello stesso genere, a dare seguito alla recita del nauseante opportunismo padronale, sempre prodighi nelle loro ricette, che ci spiegano che le cose vanno male perché i sacrifici fatti non sono abbastanza, ma sempre all’erta nel prendere a bacchettate sulle dita coloro che, nel comitato d’affari, non eseguono i compiti abbastanza in fretta e senza troppe sbavature. A questa recita diciamo no. E lo diciamo a nome di altri, opposti interessi: degli interessi dei milioni di lavoratrici e lavoratori italiani, che nulla hanno da lamentarsi del “caos” e dell'”instabilità”, perché sanno che il caos e l’instabilità non verranno dal non conoscere il nome del Presidente del Consiglio il giorno stesso delle elezioni, ma dal fatto che il Presidente del Consiglio, chiunque esso sia, non sarà in grado di risolvere neanche uno dei problemi che la crisi del capitalismo scaraventa loro addosso ogni giorno”, prosegue la nota.

“Diciamo no ai giovani padroni, perché il loro giovanilismo è al servizio della stessa retorica, ormai obsoleta, con cui il capitalismo neoliberale ci intossica da anni; è lo stesso giovanilismo programmatico e ideologico del renzismo e del suo partito. Diciamo no ai giovani padroni e alla loro recita, perché i giovani “non padroni” ne hanno abbastanza delle recite, ivi incluse le recite alle quali essi stessi sono costretti: ad esempio nel cercare lavoro, nel tentare di non perderlo, nel lottare per non rimanerne stritolati. Diciamo no ai giovani padroni, perché al governo abbiamo avuto finora tanti padroni e tanti giovani padroni, e i risultati – per i giovani e per i meno giovani – sono quelli che vediamo. Mandiamo a casa i rampolli di Confindustria. La crisi la paghino i padroni. Per un governo dei lavoratori!”, termina il Pcl.

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