Genova. Il saldo è in profondo rosso. E’ quanto emerge dalla ricerca “La Liguria della crisi 2008-2016, come uscirne?”, presentata stamani a Genova in occasione del congresso regionale della Cisl. Tra il 2008 e il 2016 la Liguria ha infatti perso 5.978 imprese attive, il 4,19% del totale, delle quali 3000 aziende agricole e altrettante industriali, mentre i servizi hanno registrato 700 società in più.
Lo studio è stato curato dall’economista Giovanna Badalassi e commentato dal segretario generale della Cisl Liguria Antonio Graniero. “La Liguria durante la crisi ha continuato a invecchiare, con un età media della popolazione aumentata da 47,6 a 48,5 anni. – spiega Badalassi – I dati confermano che la crisi non è ancora finita: prosegue il calo del valore aggiunto, diminuito del -3,8% nel totale delle attività economiche, del -19% nell’agricoltura, del -15% nell’industria e del -0,7 nei servizi”.
“Gli occupati diminuiscono, soprattutto se giovani e uomini, e sono sempre più anziani, – rimarca Graniero – il tasso di occupazione è passato dal 63,6% al 62,7%, con 26.000 occupati in meno, tra i 15 e i 24 anni è crollato dal 25,3% al 16%. I settori più in crisi rimangono l’industria e la manifattura, stabili i servizi e le costruzioni. La disoccupazione cresce soprattutto tra i giovani e il livello di innovazione delle aziende liguri è più basso della media del Nord-Ovest e della media nazionale: per innovare si spendono 5.600 euro per ogni addetto in Liguria, contro i 7.100 del Nord-Ovest e i 6.200 dell’Italia”.