Genova. Campagne mirate sui social? Candidati che si affidano a twitter se non addirittura a instagram o snapchat per far breccia su nuovi segmenti di elettorato come hanno fatto i competitor delle elezioni americane? Macché. Siamo a Genova e la campagna elettorale 4.0 non è mai cominciata.
Bastano un po’ di numeri per rendersi conto di quanto i social siano usati in maniera stanca e passiva, semplicemente come una vetrina gratuita su cui non si investono nemmeno quei 5 euro per sponsorizzare un post.
Partiamo da Gianni Crivello. La pagina Gianni Crivello sindaco, creata a fine marzo, ha meno di 1600 mi piace, ed è usata soprattutto per condividere le foto de candidato in giro per la città e qualche diretta degli interventi negli infiniti confronti elettorali di queste settimane. Poche interazioni e nessuno spunto. E il linguaggio è lungo, faticoso e troppo poco social.
Fra l’altro l’assessore Crivello, che non è certamente un ragazzino, ha sempre fatto un uso semplice quanto efficace di Facebook usandolo proprio per chiarire ai cittadini dubbi e problemi sui temi di competenza: ma sul suo profilo, che ha raggiunto il numero massimo di amici su fb, ha praticamente smesso postare alcunchéo rispondere ai commenti dei lettori. Lo ha fatto per correttezza istituzionale, certo, ma sulla sua pagina “elettorale” non lo fa nessuno.
Diciamo subito che il candidato del centro destra Marco Bucci sta messo più o meno allo stesso modo. Poco meno di 2800 mi piace, post magari meno logorroici e un po’ più smart, ma zero pathos e zero interazioni con gli elettori.
Fra i candidati con le maggiori probabilità di diventare sindaco Luca Pirondini del M5S è quello che di mi piace sulla sua pagina ne ha di più (3400) ma anche qui nonostante lo slogan #genovacambiamusica a livello di social la musica non cambia affatto: dirette, foto, interviste e interazioni davvero poche a cui fra l’altro risponde non direttamente Pirondini (o almeno chi gestisce la sua pagina) ma il suo portavoce con il profilo personale.
La domanda viene spontanea: ma a nessuno viene in mente di coinvolgere i sostenitori? Una domanda, un sondaggio su un tema del programma, la richiesta di un suggerimento? Niente.
Gli altri candidati sindaci sono messi anche peggio. Poco più di un migliaio di ‘mi piace’ per la pagina Chiamami Genova Paolo Putti sindaco, 1900 circa per Merella, 621 per la pagina di Marika Cassimatis. A sbaragliare a tutti (ma grazie alla pagina nazionale) è Marco Mori di Riscossa Italia, con oltre 25 mila mi piace e e lui è anche l’unico che risponde a domande e commenti dei lettori. I candidati Stefano Arrighi del popolo per la famiglia e Cinzia Ronzitti del Pcl non hanno nemmeno una pagina Facebook ma solo il loro profilo personale.
Velo pietoso su twitter che nasce come il social più professionale e più ad uso dei politici. Anche qui, ad eccezione di Marco Mori, che ha quasi 20 mila follower e oltre 30 mila tweet, gli altri candidati non raggiungono i 300 follower (314 per Pirondini, che è quello messo meglio) e cinguettano poco. Tra i più papabili alla poltrona di sindaco il record negativo è di Crivello con 53 tweet. Instagram e Snapchat? Questi sconosciuti… (con l’unica eccezione della lista Chiamami Genova).
E va bene che Genova è una città vecchia dove votano i vecchi e da cui i giovani fuggono, ma tentare di invertire la tendenza almeno per gli over 25 son sarebbe un abominio.