Genova. Una volta ospitava una sede di Enel. Tra le curve di Struppa, circondati da villette di inizio Novecento e un giardino di pini marittimi, gli impiegati si occupavano di divisione e distribuzione.
Oggi quest’edificio è abbandonato al degrado più totale. Attraverso i vetri rotti si possono distinguere alcune scritte lasciate dai vandali di turno, i danni provocati dai giovani che ogni tanto si danno appuntamento in quegli spazi per rave party tutt’altro che autorizzati, o dai senzatetto che talvolta hanno utilizzato gli ex uffici come riparo improvvisato.
Una decina di anni fa si era fatta strada l’idea che l’ex edificio Enel potesse essere riconvertito grazie a un progetto di social housing ma una sollevazione di popolo bloccò l’iter. Oggi, forse, ci si pente di non avere colto quell’occasione. “Anche perché – spiega il presidente del municipio Media Valbisagno Agostino Gianelli – il privato che avrebbe investito si è tirato indietro una volta per tutte e non ci sono altri progetti all’orizzonte”.
Il palazzo, al civico 15 di via di Creto classificato a catasto come “opificio”, è stato costruito negli anni Settanta, occupa circa 6000 metri quadri, è alto sei piani ed è attualmente di proprietà della società Demofonte srl, un’immobiliare privata con sede a Milano che nel 2007 acquistò da Enel un pacchetto di 63 edifici. La corazza in acciaio, vetro e pannelli plastici è tutto sommato in condizioni discrete, ma l’interno è stato sfasciato completamente dai vandali e da chi, negli anni, ha utilizzato l’edificio come riparo improvvisato.
Nel 2007 la società immobiliare proprietaria dell’edificio presentò al Comune un progetto per la riqualificazione dell’edificio che prevedeva una ristrutturazione edilizia, mediante declassamento di parte della superficie agibile, la realizzazione di nuovi volumi in altezza e all’esterno, e quindi un aumento degli spazi del 20%. Al piano interrato avrebbero dovuto essere realizzati parcheggi e piccoli negozi. Per il resto, il progetto prevedeva 45 alloggi a canone concordato, 42 alloggi per la vendita convenzionata, 18 a libera vendita, e alcuni box auto.
Nel 2009 il Comune – la sindaca allora era Marta Vincenzi – approvò alcune linee di indirizzo per interventi di di “social housing” e lavoro ad alcune varianti al Puc per permettere la realizzazione del progetto di Demofonte. Ma sia il Comitato cittadini di San Siro sia il municipio Media Valbisagno espresso la loro contrarietà a un progetto così impattante, anche sul fronte della viabilità. La proposta fu quella di diminuire la costruzione di nuovi volumi e di far sì che all’ultimo piano, come oneri di urbanizzazione, la Demofonte costruisse mini appartamenti da 45metri quadri per ragazze-madri.
“I residenti – ricorda Gianelli – credevano che le abitazioni sarebbero state destinate a persone agli arresti domiciliari o a rom, e alzarono le barricate”. Così tutto è saltato. L’ex Enel resta un monolite enorme, simbolo dell’abbandono, nel verde di Struppa. Di ipotesi alternative non si parla ormai da tempo ma forse varrebbe la pena di far ripartire il dialogo. Abitazioni, ma anche spazi per il produttivo o l’artigianale, potrebbero essere soluzioni percorribili ed economicamente sostenibili.