Il presidio

Ragazzo si uccide per 10 grammi di hashish, gli antiproibizionisti in piazza: “La repressione non fa prevenzione”

Tra centri sociali e università anche un progetto di ricerca per conoscere il fenomeno: sarà presentato in autunno.

Genova. “Basta al proibizionismo visto come ottica repressiva, oscurantista che non risolve i problemi ma li chiude nell’armadio con tutti gli altri scheletri e produce queste vittime quotidiane perché se un fatto come quello di Lavagna è per fortuna ranno, ci sono ogni giorno persone che per pochi grammi di stupefacente rischiano di perdere il lavoro o di essere stigmatizzate a scuola”. A parlare è Giovanni Mancioppi del centro sociale Terra di Nessuno, che questo pomeriggio ha organizzato un presidio davanti alla prefettura per dire basta al proibizionismo. Una cinquantina di giovani hanno distribuito volantini per sensibilizzare a una maggior informazione sull’uso delle sostanze.

“Non siamo a favore dell’utilizzo di sostanze né dell’abuso – precisa Mancioppi – ma pensiamo che serva a razionalità e consapevolezza, due caratteristiche che mancano evidentemente a nel fare perquisizioni per pochi grammi anziché prendere da parte un adolescente. E’ il momento di affrontare e alzare la testa per risolvere questo triste capitolo che va avanti da troppo tempo”.

Da sempre il centro sociale Terra di nessuno, sulla scia del lavoro della Comunità di San Benedetto di Don Gallo, è in prima linea per denunciare i danni del proibizionismo anche attraverso la rete nazionale ‘Fine del mondo proibizionista’.

Per diffondere informazione e consapevolezza i giovani del centro sociale stanno lavorando insieme al dipartimento di sociologia dell’Università di Genova a un progetto di ricerca come conferma la docente di sociologia di Scienze della Formazione Luisa Stagi: “Il progetto mira ad avere una conoscenza sull’uso di sostanze attraverso un questionario distribuito tra i giovani e stiamo anche raccogliendo moltissime interviste di persone che sono state fermate dalle forze dell’ordine. L’obiettivo è quello di arrivare entro l’autunno a fare riflessioni su basi scientifiche del fenomeno”.

“Come sociologi ed educatori inoltre – prosegue Stagi – crediamo che la repressione non sia una forma di prevenzione . Oggi le forze dell’ordine vanno nelle scuole e fermano gli adolescenti per spaventarli nella convinzione che questa sia una forma di educazione alla prevenzione, ma secondo noi non è così che si fa prevenzione. Serve educazione e informazione”

Al presidio hanno aderito i centri sociali genovesi Terra di nessuno, Zapata, Pinelli e Aut Aut. In piazza anche la consigliera comunale della Lista Doria Marianna Pederzolli.

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