L'8 febbraio

Ilva, quasi 5 mila in cassa a Taranto. Genova attende le offerte delle cordate, Manganaro: “Non ci devono essere esuberi”

Palombo (rsu): "Qui il problema sono gli investimenti, 120 milioni nella latta per far rientrare tutti"

Il corteo dell'Ilva

Genova. Sale la preoccupazione a Taranto dopo che i commissari ieri hanno comunicato ai sindacati che da marzo saranno quasi 5 mila i lavoratori in cassa integrazione, che andrà a sostituire i contratti di solidarietà che oggi interessano sulla carta circa 3 mila lavoratori (ma in pratica molti meno). Al momento si tratta di esuberi temporanei (90 lavoratori andranno in cassa anche nello stabilimento di Marghera), scelta obbligata secondo la gestione commissariale “per effettuare fermate parziali o anche totali di tutti gli impianti a valle e a monte del ciclo produttivo a caldo di Taranto, con inevitabile riduzione del fabbisogno di risorse umane”.

Genova non è coinvolta nel senso che la battaglia per il rispetto dell’accordo di programma l’ha fatta un anno fa e fino a settembre di quest’anno circa 400 lavoratori dell’Ilva di Cornigliano (su circa stanno svolgendo i lavori di pubblica utilità per integrare il reddito degli ammortizzatori sociali.

“L’anno scorso abbiamo insistito per il rispetto dell’accordo di programma proprio perché quell’accordo ha per genova un valore industriale – dice Armando Palombo, rsu Fiom – che prevede fra l’altro investimenti nella banda stagnata per 120 milioni di euro che ci consentirebbero di far rientrare tutti”.

L’attesa vera però è quella delle offerte vincolanti che le due cordate ( AcciaItalia con l’indiana Jsw Steel, Cdp e Delfin e Arvedi, contro Marcecaglia-AncelorMittal) dovranno presentare tra una settimana. Li saranno contenuti i piani industriali tra i quali il governo dovrà scegliere per affidare il gruppo Ilva. E nei piani industriali saranno definite anche le esigenze occupazionali ed eventuali esuberi.

“E’ chiaro per noi che non ci deve essere nessun esubero – dice il segretario della Fiom Bruno Manganaro – un conto è la cassa integrazione, un altro sono gli esuberi. A Genova questo lo abbiamo detto a gran voce l’anno scorso, mi auguro che a Taranto ora facciamo lo stesso. Ma questo vale anche per il futuro: noi siamo tutelati dall’accordo di programma, ma se questo venisse messo in discussione, saremo pronti a mobilitarci”.

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