Genova. Genova sotto la morsa del freddo, e la politica locale altrettanto congelata. Nella tranquilla domenica invernale, a poche ore dall’intervista di Paolo Putti a Repubblica Genova, pronto a lasciare un “MoVimento che non riconosce più”, arriva a scaldare un po’ gli animi pentastellati il post di Alice Salvatore, capogruppo in Regione che sottolinea a più riprese che “ad oggi non esistono candidature riconosciute dal MoVimento 5 Stelle”, né “promozioni” in corso in tal senso.
“Per le Amministrative di Genova 2017 gli iscritti tutti saranno chiamati a esprimere con le votazioni online, come anticipato dal Blog – scrive oggi la Salvatore sulla sua pagina Facebook – la loro preferenza nella scelta di sindaco e squadra comunale dopo aver vagliato i curricula, i video di presentazione e le capacità dei candidabili nei confronti sul territorio”.
Smentite quindi “le voci che circolano sulla stampa e che vorrebbero vederci coinvolti nella promozione di qualsivoglia candidatura”. Nessuna candidatura riconosciuta dal MoVimento 5 Stelle prima delle delle selezioni online, quindi. “Siamo in attesa delle regole e dei requisiti che, con lo spirito innovativo che contraddistingue il nostro MoVimento, metteranno ogni potenziale candidato sullo stesso piano – ribadisce la capogruppo – sottoponendo ciascuno al vaglio della moltitudine della rete, cioè degli iscritti ufficiali del MoVimento, in quello spazio virtuale che garantisce imparzialità e dove non contano cariche istituzionali né posizioni di spicco, dove il voto di “uno vale uno”.
Ma se Atene piange, Sparta non ride. Nel frattempo, sempre a mezzo Facebook, imperversa il gelo nel Pd tra il segretario genovese Alessandro Terrile e Simone Regazzoni, unico auto candidato per le (eventuali) primarie.
Questa volta a scatenare gli animi è stata la partecipazione di Terrile a un’iniziativa organizzata ieri tra gli altri da Manuela Arata, Daniela Minetti e Claudio Pontiggia. La foto postata da Terrile sui tavoli di lavoro per disegnare il futuro di Genova (e sulla sua partecipazione “ufficiale”) ha generato una querelle infinita, con scambi al vetriolo neanche troppo velati.
Così l’”avvio del confronto con la città per la città” è diventato uno scambio di accuse reciproche, sul come e perché alcuni fossero stati invitati e altri no. Per dirla come Mario Tullo nel suo commento: “se si continua così l’inno del PD genovese rischia di scomodare Gino Paoli : “eravamo quattro amici al Bar”.