Genova. Ciò che resta dell’enorme stabilimento di saponi un tempo pubblicizzato dal personaggio di Calimero, sono alcuni edifici ridotti a scheletri di cemento e mattoni, ed enormi piazzali invasi dalle sterpaglie e dai rifiuti gettati da chi per ultimo ha utilizzato questi spazi come rifugio di fortuna.
Sulle palazzine che affacciano su via Rivarolo e su via Perlasca, memoria di un passato industriale importante, la promessa – non mantenuta – di un futuro di sviluppo: alcuni striscioni sbiaditi reclamizzano un progetto di riqualificazione per la ex Mira Lanza. “Una nuova prospettiva”, si legge.
Quasi ironico che la società immobiliare che ormai quasi cinque anni fa fece affiggere quei cartelli si chiamasse Aragorn, come un personaggio della saga di Tolkien. Perché ormai il rilancio di questi 40 mila metri quadri pare essere davvero un tema da libro fantasy.
Tutto è fermo e lo resterà a lungo perché il prezzo da pagare, per chi volesse investire sulla ex Mira Lanza, è molto alto. Circa 24 milioni di euro. Tanti ne chiede la proprietà, un fondo olandese (subentrato alla milanese Tank Gsr, finita in liquidazione) poco predisposto a venire incontro al Comune o eventuali investitori privati.
Eppure. ”Quell’area soffre la crisi del mercato immobiliare – dice il vicesindaco Stefano Bernini – ma la sua destinazione d’uso, in base all’attuale Puc, è molto ampia, si va da funzioni di residenza a servizi pubblici, direzionale, esercizi di vicinato, parcheggi, ma anche di terziario avanzato, servizi privati e infrastrutture. Insomma modificando il mix del progetto aumentando il commerciale e produttivo rispetto al residenziale, la strategia potrebbe reggere”.
Ma è molto improbabile che qualche gruppo – fosse anche Esselunga, che più volte ha cercato spazi a Genova e la cui apertura in via Piave è congelata dalle recenti normative regionali – decida si sobbarcarsi la cifra di 24 milioni di euro di spesa, oltre a quelli necessari per la bonifica e la riqualificazione degli spazi.
Dopo la chiusura della fabbrica di sapone nel 1964, e il declino progressivo del distretto con l’inizio del nuovo millennio, negli ultimi anni per la ex Mira Lanza si era sognato in grande. Le aree avrebbero potuto ospitare il cosiddetto “ospedale di vallata”, o “ospedale del Ponente”, per cui poi le amministrazioni regionale e comunale hanno deciso di optare prima per villa Bombrini a Cornigliano e poi per la collina di Erzelli. Si era parlato anche di edilizia sociale. Della possibilità di trasferire a Teglia alcuni abitanti della “Diga” di Begato in modo da alleggerire i casermoni del quartiere Diamante.
Jole Murruni, presidente del municipio Valpolcevera, continua a sperare che il futuro dell’area abbandonata tra Teglia e Rivarolo sia nel segno del servizio ai cittadini. “Continuiamo a credere che l’uso migliore di quegli spazi sia la realizzazione di una casa della salute – dice – ma con una formula innovativa, che possa integrare i servizi socio-sanitari a quelli di cura ambulatoriale vera e propria. In Valpolcevera hanno chiuso gli ospedali e non hanno mai risarcito il territori con nuove strutture”.
Non solo. “Bene se ci sarà spazio per delle attività economiche – continua Murruni – ma è importante non puntare sempre e solo sul commerciale. A Teglia esistono già molti mercati e supermercati, alimentari e non, aprirà a breve un nuovo discount. Quello che serve al territorio è recuperare la sua vocazione industriale”. Secondo la presidente di municipio è stato un errore non cercare di attirare a Teglia l’Istituto italiano di tecnologia. “Nell’ex Mira Lanza avrebbero potuto essere ospitati le aziende collegate all’Iit, e questo sarebbe stato un modo reale per fare rinascere il quartiere”.
Sogni che potrebbero tornare di moda, a questo punto, con il prossimo ciclo amministrativo. Tenendo conto che nella stessa area resta in piedi il progetto delle Ferrovie di realizzare una fermata della metropolitana di superficie (e ai margini dell’ex Mira Lanza potrebbe sorgere un parcheggio di interscambio e un hub per le linee collinari) e un’opzione di Autostrade per poter costruire sui resti del demolito Oleificio Gaslini un’eventuale base logistica per i cantieri della Gronda di Ponente.