Genova. “Mi desta sempre perplessità chi il giorno dopo una sconfitta ha sempre le idee chiare per spiegarci la linea, che se poi è quella di giocare in una gioiosa solitudine, non farà che farci ripercorrere la strada delle regionali”. Il segretario del Pd genovese a poche ore dalla batosta del referendum, prova a serrare le fila stoppando la fuga in avanti dell’autocandidato Simone Regazzoni che oggi ha chiesto, in sostanza al suo al suo partito di non avere una posizione subalterna alla sinistra che ha detto no al Referendum.
L’ennesima guerra interna è però appena cominciata e molto dipenderà da come si comporrà il quadro a livello nazionale. Oggi alle 18 Terrile riunirà la segretaria provinciale del partito per tentare un’analisi del voto a mente fredda: “Partiamo comunque da un 40% come alle Europee, forse un po’ meno perché a Genova il voto era stato un po’ più alto. Perdiamo ancora un po’ a sinistra, ma è anche vero che i quartieri popolari sono soprattutto e da tempo in mano a Grillo e Salvini, e prendiamo qualche voto moderato in più come si vede dai quartieri”. Vero è d’altronde che quei voti moderati (di centro destra) presi ieri molto facilmente andranno altrove in una competizione elettorale: “Per questo ripeto che secondo me il centro sinistra deve andare unito alle prossime amministrative, non ci sono alternative. Lunedì probabilmente convocheremo la direzione provinciale proprio per parlare di questo: dobbiamo definire un programma chiaro, sciogliere il nodo Doria e il nodo coalizione”.
Proprio il sindaco Marco Doria oggi, nel marasma che lo circonda, è partito per un viaggio programmato in Cina, ma non è detto che in qualche modo non scelga comunque di sciogliere il nodo sul futuro. Sarà un Doria bis? Difficile ma non impossibile in uno scenario così fluido e scivoloso.
Sul partito intanto incombe il congresso nazionale che nel partito qualcuno chiede di anticipare: domani a Roma dovrebbe essere convocata (ma potrebbe slittare a mercoledì) la direzione nazionale e Renzi potrebbe dare le dimissioni da segretario in vista di un congresso anticipato. Ma il congresso interesserà anche il Pd ligure che attende, come da statuto, che sia il nazionale ad indicare la data. Lo scenario più probabile potrebbe essere un congresso a gennaio febbraio e da lì uscirà la linea politica in vista delle prossime elezioni.
E questo c’entra parecchio con le prossime amministrative genovesi perché la vittoria della linea renziana del ‘partito della nazione’ in caso di elezioni magari concomitanti renderebbe impraticabile qualsiasi tentativo di unire il centro sinistra a Genova, unica chance a detta di molti, per tentare di non consegnare il governo di Genova ai grillini o al centro destra.