Lettera al direttore

Lettere

Sicurezza, Siap e Uil: “Con l’esercito non si risolvono i problemi”

Per affrontate efficacemente le problematiche sulla sicurezza a Genova, e non solo nel Centro Storico, riteniamo che le esigue risorse a disposizione della Polizia di Stato, debbano essere utilizzate in base ad una progettualità operativa che tenga conto, oltre che agli interventi di stretta pertinenza delle forze dell’ordine, anche degli aspetti urbanistico sociali che, come noto, sono di competenza di chi ha responsabilità politiche istituzionali sul territorio interessato.

Solo l’esercito risolverebbe ben poco.

Con i militari in giro per la città si rischia di dare un’aspettativa virtuale di miglioramento dal punto di vista della percezione della sicurezza. Infatti i soldati non sono agenti e/o ufficiali di polizia giudiziaria.

Si deve partire investendo nella lotta ai reati specifici presenti sul nostro territorio, sull’attività investigativa e sul miglioramento del tessuto urbano interessato facendo rete sociale.

L’esercito, quindi, può diventare un elemento di sicurezza percepita in un momento delicato per la minaccia terroristica. Tuttavia, per chi sfrutta la prostituzione, la manovalanza di chi spaccia droga sul territorio, oppure a chi truffa gli anziani “porta e porta” servono operatori di polizia.

Per non parlare del fenomeno sempre più preoccupante e silente delle infiltrazioni mafiose sempre più radicato anche su tutto il territorio provinciale genovese, come abbiamo, ad esempio, appreso dalle recenti cronache giudiziarie relative alla realizzazione del Terzo Valico.

Bisogna partire dalla conoscenza e dall’analisi del territorio per applicare differenti modelli di sicurezza. C’è differenza tra Centro Storico, Sampierdarena, Sestri Ponente, Cornigliano, Albaro, Chiavari, Rapallo e così via.

Per approfondire questi format di sicurezza, occorre unire le forze: quelle di polizia ma anche quelle istituzionali. Per questo riteniamo fondamentale che all’interno di tutti i Municipi e nell’area del Tigullio si torni a ragionare di sicurezza all’interno di quegli “osservatori” che qualche anno fa, avevano timidamente tentato di sostituirsi ai cosiddetti “Patti sulla Sicurezza” che, come noto, dopo un loro utilizzo purtroppo strumentale e poco ragionato, naufragarono dal momento in cui finirono le risorse economiche a disposizione dei Sindaci per dar corpo a progettualità mirate sulla sicurezza.

La lotta alla criminalità e al disagio sociale, troverà l’immediata disponibilità di chi, come noi, si pone l’obiettivo di soddisfare tali bisogni forti del proprio ruolo confederale. Dobbiamo essere interpreti sia del fabbisogno di sicurezza del cittadino che delle esigenze degli operatori.

Pertanto, auspichiamo che si possa tornare di nuovo a confrontarci sui territori a tutela, in particolare, delle fasce sociali più deboli come i pensionati.

Fabio Servidei, segretario confederale UIL Genova e Liguria e Roberto Traverso, segretario provinciale SIAP Genova

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