“Non è finita qui. Per fortuna in questo Paese ci sono sempre tre gradi di giudizio. Io mi considero innocente”. E’ laconico il commento dell’ex sindaco di Genova Marta Vincenzi. Poche parole, prima di andare via da Palazzo di Giustizia.
Parole che però annunciano battaglia, dopo la sentenza di condanna in primo grado per i fatti dell’alluvione del 2011. Verdetto che l’ha vista condannare a 5 anni di reclusione per i capi d’imputazione di omicidio e disastro colposo e falso. Assolta invece dalle accuse di calunnia nei confronti del volontario Andrea Mangini.
Altissime le provvisionali disposte dal giudice nei confronti delle famiglie delle vittime: solo per il marito di Shpresa Djala, che 5 anni fa perse moglie e due figlie, è stato deciso il pagamento di 1 milione di euro di provvisionale. Settecentocinquantamila per i familiari di Serena Costa. Complessivamente quasi 5 milioni di euro che Vincenzi, Scidone e Delponte dovranno pagare in solido con il Comune di Genova
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Marta Vincenzi non aveva mai ammesso in aula alcune responsabilità, anzi, nella sua deposizione del settembre di un anno fa aveva scaricato la responsabilità un po’ su tutti, da Scidone (“Mi venne detto da lui che l’allerta 2 era stata emanata 48 ore prima come conseguenza di quanto accaduto alle Cinque terre, perché di solito 48 ore prima veniva data solo una preallerta”), a Delponte (“era lui il vice coordinatore del Coc in assenza della Danzì, insieme a Scidone che sostituiva me” e che “come ex comandante dei vigili doveva conoscere bene la macchina della municipale”).
Alla macchina comunale tutta: “Alla luce di quello che ho verificato ci sono state delle manchevolezze del Comune. L’omissione principale è stata quella di non aver monitorato con continuità i rivi. E’ mancata una relazione costante tra il Coc e il territorio, tra la municipale e i volontari. E’ li che il Comune ha perso. Certamente Delponte ha una responsabilità ma anche Mangiardi”.
L’ex sindaco aveva detto di non ricordare quando, quel giorno dopo il convegno ad Eurocities della mattina, era effettivamente arrivata al Matitone. Per l’ex assessore Scidone, a processo l’ex sindaco era al Coc del Matitone già alle 12.17 e quindi visse in diretta l’esondazione del Fereggiano. I suoi autisti, in particolare Vincenzo Abbatte, ora a rischio indagine per falsa testimonianza, avevano dato versioni confuse e non chiare.
Anche per la riunione del pomeriggio del 4 dicembre quando intorno alle 16 venne deciso di dare la versione della bomba d’acqua improvvisa, prima della conferenza stampa. Ad accusarla in questo l’ex disaster manager Sandro Gambelli Lei aveva replicato dicendo di non aver partecipato a nessuna riunione con Gambelli prima della conferenza stampa. Ma evidentemente il giudice Petri non le ha creduto.