Le richieste

Acquacoltura a Nervi, il no di Coldiretti: “A rischio il lavoro di cento pescatori”

Orate

Genova. Lunedì 14 novembre la commissione Agricoltura della Regione Liguria ha incontrato le associazioni di categoria della pesca professionale per chiedere chiarimenti circa la richiesta di installazione di un impianto di acquacoltura al largo della costa nella zona di Genova-Nervi.

Nell’audizione Coldiretti ha ribadito il suo no all’impianto. “Non siamo contrari all’acquacoltura – spiega Daniela Borriello, responsabile regionale Coldiretti Impresa Pesca – ma le nostre perplessità riguardano lo specchio acqueo prescelto. L’installazione complicherebbe la vita e il lavoro di almeno trenta imbarcazioni di pescatori professionisti, quindi di circa un centinaio di lavoratori attivi tra la darsena genovese e Camogli. Sicuramente un impianto di acquacoltura può portare occupazione, ma in questo caso il prezzo pagato sarebbe troppo alto”.

Il presidente di Coldiretti Liguria, Gerolamo Calleri, aggiunge: “Il settore della pesca deve essere tutelato. Per questo siamo molto soddisfatti dell’istituzione del Tavolo blu regionale, dove abbiamo la possibilità di esprimere le nostre posizioni”.

La recente costituzione del Tavolo blu, fortemente voluto da Coldiretti, ha permesso il confronto su alcuni argomenti fondamentali per il settore, come le tempistiche e le modalità di attivazione dei Flag, Gruppi di Azione Costiera Locale selezionati recentemente nel bando appena concluso e delle altre misure dei fondi Feamp (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e della Pesca), le procedure per assegnazioni degli spazi ai pescatori, la promozione e la tematica del demanio marittimo.

Tra le richieste di Coldiretti avanzate all’assessore Mai nel Tavolo blu, anche il ritorno del demanio alla competenza regionale, la richiesta di un maggiore coinvolgimento delle associazioni nella fase di programmazione della promozione per rispondere alle esigenze delle realtà di categoria e un forte impegno della Regione per risolvere le criticità legate alla questione delle possibili “quote del pesce spada”, per la questione ancora calda delle “quote tonno” e per quella dell’inasprimento del sistema sanzionatorio.

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