L'interrogazione

Panino libero, Boero: “Aspettiamo ancora risposte da Ministero”. E su mensa esterna: “Va ripensata”

mensa

Genova. La battaglia del “panino libero” o pasto da casa è finita, come era prevedibile, in Aula Rossa, al centro di una doppia interrogazione alla volta dell’assessore Boero.

Nel piatto, per usare una metafora in ambito mensa, gli ingredienti che hanno alimentato il dibattito delle ultime settimane (e per cui la giunta è stata più volte invitata a prendere posizione).

“La posizione della giunta deve essere chiara – ha detto non a caso la consigliera Lilli Lauro (Pdl) – ci sono presidi che impongono l’uso della mensa. Capisco che non si voglia far sparire un servizio importante, ma ricordo che ci sono organi collegiali di cui fanno parte i genitori e chiedo quindi un iter giusto che tuteli in primis il bambino, al centro di tutto, ma anche l’economia familiare messa a dura prova con un costo di 6,5 euro a pasto, e i lavoratori stessi della mensa”.

E’ stata poi la volta del consigliere Antonio Bruno (Fds) che riprendendo la sentenza di Torino (che ammette il diritto di portare il cibo da casa) e lo spirito che ha poi originato la protesta del panino, ha posto l’accento su un altro aspetto cruciale, il servizio mensa stesso. “C’è una sentenza che va applicata – ha detto in Aula – pena ricorsi, e senza atteggiamenti discriminatori. Ma quali politiche può portare avanti il Comune per fare in modo che si torni a usufruire del servizio mensa?”.

La risposta, secondo l’esponente di opposizione (ma non è l’unico) va in un’unica direzione: “Torniamo indietro. La esternalizzazione del servizio mensa ha portato un aumento dei costi e una diminuzione della qualità. Fatto salva la scelta delle famiglie, la sentenza ci indica un obiettivo – ha concluso Bruno – il miglioramento del servizio e la salvaguardia dei diritti di lavoratrici (appalti mensa) ultra sfruttate”.

Ad oggi, secondo quanto dichiarato dall’assessore Boero, sono pervenute 100 richieste di esonero mensa su 20 mila pasti distribuiti in città. Le domande sono collocate per un terzo nel levante genovese, 30 a Pegli e poi nella restante parte di città. “E’ un’ultra minoranza – ha commentato Boero – ma va tutelata. Non sono un giurista e quindi non entro nel merito della sentenza e del ricorso fatto dall’avvocatura dello Stato che riguarda il Miur e non il Comune, quello che abbiamo fatto è un’indagine di ricognizione tra le famiglie per capire in che misura si voleva l’applicazione della sentenza. Il fatto che siano in tutto un centinaio la dice lunga – ha continuato l’assessore – Abbiamo comunque preso un mese di tempo perché il principio di maggioranza e lo spazio mensa vanno rispettatati”.

Boero ha quindi ricordato la circolare Asl del 2006 per cui non è consentita l’introduzione di cibi e bevande diverse a scuola. “Con la sentenza cambiano le cose, ma restano complessità strutturali ed è per questo abbiamo scritto alla Asl”. C’è poi la linea uscita il 21 settembre dalla commissione Scuola Anci. “Restiamo convinti che non si possono smontare conquiste come il tempo pieno – ha sottolineato l’assessore – Abbiamo quindi scritto al Miur, al ministero della Salute e alla Asl ma siamo ancora in attesa di risposte. Di fatto i dirigenti scolastici sono stati lasciati soli, in attesa della decisione del Ministero”.

Il Comune, dal canto suo, resta comunque il datore di un servizio. “Lavoriamo insieme a un progetto – ha concluso Boero – non vogliamo violare i diritti della minoranza, ma non vogliamo neanche andare contro alla maggioranza dei bambini che usufruiscono del servizio mensa. Certo la decisione presa anni fa per cui sono state abolite le cucine interne andrebbe ripensata, per lo meno con punti di cottura vicini”.

Solo parole o reali intenzioni politiche? “Se l’amministrazione ritiene di voler tornare indietro noi ci siamo – ha risposto la consigliera Lauro – per riportare le cucine interne e con loro il lavoro locale. Propongo di aspettare i termini e poi di convocare una commissione ad hoc per una discussione trasversale”.

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