Genova

Stato di agitazione dei precari San Martino-Ist: “La ricerca non si svende”

Ospedale San Martino

Genova. Il coordinamento precari San Martino-IST, sostenuto dall’organizzazione sindacale COBAS Sanità e Ricerca, entra in stato di agitazione a causa della condotta della Direzione dell’IRCCS San Martino IST circa il mantenimento delle attività di ricerca e la gestione dei rapporti di lavoro “flessibile” con il personale precario della ricerca.

“Sostanzialmente la Direzione, dopo avere sfruttato per anni il lavoro dei ricercatori precari, pure nella possibilità di garantire la continuità dei rapporti di lavoro per tutto il 2017, sceglie una
condotta di basso profilo abdicando alla responsabilità di tutelare le attività di ricerca e i rapporti col
personale precario, applicando così di fatto una riduzione delle unità di personale ed una riduzione della
durata dei contratti. Dopo più di venti anni di assenza di concorsi nelle unità di ricerca, causa di una drastica riduzione del personale strutturato, l’attività di ricerca, mantenuta a basso costo con i ricercatori a contratto ‘flessibile’, rischia di scomparire nei prossimi mesi nonostante l’esistenza di prestigiosi progetti di ricerca finanziati con le risorse volontarie dei contribuenti”, si legge in una nota.

“È necessario che questa Direzione si assuma la responsabilità di stabilire un piano strategico che salvaguardi le attuali e future attività e definisca un contingente della ricerca adeguato agendo con maggiore coraggio. Tutto ciò è imprescindibile in vista dei prossimi sviluppi su base nazionale circa il destino dei lavoratori precari della ricerca, per i quali anche l’istituzione regionale ha una co-responsabilità che non può continuare ad evitare.
Non rimarremo inerti ad osservare l’indifferenza della Direzione dell’IRCCS San Martino IST e della Regione
circa i rispettivi mandati istituzionali. La Ricerca non si svende, i Ricercatori Precari non sono numeri di inventario destinati al fuori uso! Chiediamo alle Istituzioni di agire a salvaguardia dell’attività di Ricerca, dei ricercatori precari, dei contributi dei cittadini e della salute di tutti”, termina la nota.

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