Genova. Un’indagine interna e azioni a breve e a medio termine affinché non si ripetano gli sversamenti che hanno portato il percolato proveniente dal lavaggio dei mezzi di Amiu che trasportano l’organico, nel rio Fegino. “Immediatamente dopo gli svernamenti del 5 e 7 luglio – conferma il presidente di Amiu Marco Castagna – abbiamo avviato un’indagine interna per capire come mai nessuno se ne sia accorto”.
Non solo: “Abbiamo previsto azioni a breve e a medio termine perché quello che è accaduto non doveva accadere e ora non deve ripetersi più”.
Ma cosa è successo esattamente? In via Borzoli a Fegino Amiu ha collocato il principale centro di stoccaggio del rifiuto organico: circa 30 tonnellate al giorno provenienti dalle grandi utenze, a cominciare da mense e cucine, che poi viene portato in un impianto dell’alessandrino.
Un deposito di cui gli abitanti di Fegino non sapevano nulla, anche perché mai aveva dato problemi. Fino all’inizio di questo luglio quando il liquame nero, accompagnato da una forte puzza, si è riversato nel rio Fegino. Non quantità ingenti, ma tanto è bastato nel martoriato quartiere della Valpolcevera, a far scattare l’allarme con tanto di segnalazione alla Procura di Genova da parte del reparto ambiente della municipale.
“Lo sversamento – precisa Castagna – non è derivato dal cassone che contiene l’umido, ma dalla vasca da 5 metri cubi che raccoglie il refluo che deriva dalla pulizia dei mezzi e dello stesso piazzale”. Una sorta di valvola del ‘troppo pieno’ insomma che ha portato l’acqua puzzolente nel rio.
Le misure messe in campo da Amiu a questo punto sono due: “Anzitutto entro 60 giorni installeremo una vasca di dimensioni maggiori, circa 15-20 metri cubi, in modo che non possa più riempirsi troppo prima dell’arrivo dell’autospurgo – dice il presidente – poi stiamo progettando un sistema di copertura per i cassoni e le vasche in modo che in caso di pioggia intensa non ci sia interferenza tra l’acqua piovana e quella utilizzata per la pulitura”.